Cultura

No global: Celentano li promuove

E boccia il modo di fare beneficienza in tv

di Redazione

Il nuovo ‘monologo’ di Adriano Celentano prende di mira la tv e Maurizio Costanzo. Il ‘molleggiato’, in un’intervista al mensile ‘Class’, attacca la televisione e Costanzo e parla di no global, guerra e pace. Il cantante parla della ”noia mortale” che gli danno ”certi spettacoli televisivi e lo sfinimento che ti da’ il comportamento di alcuni conduttori e conduttrici che sguazzano nell’ipocrisia piu’ totale”. ”Senza parlare poi di chi conduce spettacoli di beneficenza – prosegue Celentano- La falsita’ che ti arriva dal televisore e’ cosi’ forte da farti sbattere la testa contro la poltrona. Falsi i conduttori, falsi quelli che vi partecipano tutti in fila a recitare la solita filastrocca come fossero davanti un pubblico di sottosviluppati. Non e’ cosi’ che si fa uno spettacolo di beneficenza”. Poi l’attacco a Costanzo, sintetizzato in una risposta alla domanda ”Cos’e’ la verita’ per Celentano?”. ”Tutto cio’ che non e’ Costanzo”, dice il cantante. Non e’ la prima volta che Celentano polemizza a distanza con Costanzo: nel corso di ”125 milioni di caz..te”, l’ultimo spettacolo tv condotto dal ‘Molleggiato’ su Raiuno, Celentano aveva criticato Costanzo e altri conduttori televisivi (Bruno Vespa e Fabio Fazio). Nell’intervista Celentano difende poi il movimento no-global. ”Credo che chi produce idee e discussioni su temi come la pace, il futuro del pianeta e l’ambiente, sia da apprezzare ed ascoltare -dice- Specialmente quando questi raduni, come quello di Firenze, si svolgono in maniera pacifica. Solo cosi’ si possono mettere in difficolta’ i potenti che, non avendo scuse per attaccarli, sono costretti ad ascoltare le ragioni di chi, giustamente non vuole unificare i gusti della Terra ed appiattire in un unico colore il prezioso valore della diversita”’. ”I no-global sono un movimento importante come lo e’ quello di Greenpeace. La speranza -conclude Celentano- che il mondo rallenti o addirittura freni la sua caduta verso il basso e’ riposta, a mio parere, in movimenti di questo tipo”. ”L’uomo del terzo millennio -conclude l’autore del ‘Ragazzo della Via Gluck’- e’ diventato troppo potente, spera di risolvere i propri problemi con le bombe, mentre il vero cambiamento e’ sperare nel dialogo”.

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