Non profit

No, ancora Diana…

A proposito dell'ultima copertina

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, ho appena finito di leggere l?ultimo numero di Vita e vorrei fare una breve riflessione sulla copertina del vostro giornale. Compro Vita da alcuni mesi perché in un ?Paese normale?, per dirla alla D?Alema, ci deve essere almeno un giornale diverso. Apprezzo molto Vita perché è un giornale molto vivo, quindi mi ha irritato e rattristato scorgere il volto di lady Diana in copertina. Dallo schianto sotto il tunnel parigino che ha dato morte a Lady Di, vivo come un cittadino braccato: ovunque mi giri vedo il volto della principessa buona stampato da qualche parte. Non c?è stato un minuto della giornata in cui i tiggì, le radio e i giornali mi abbiano lasciato respirare. Venerdì scorso mi sono precipitata in edicola per comprare Vita nella speranza di trovare qualche storia un po? più vera di quella della principessa del popolo e cosa trovo? La foto di lady Di anche sulla vostra copertina; volevo mettermi a piangere. Come lettrice vorrei sapere perché anche voi avete scelto di cavalcare l?onda lunga dell?emotività (e perché no, anche un po? della morbosità) popolare scatenata dal tragico incidente. Nell?articolo a lei dedicato leggo fra l?altro che la morte di Lady Diana lascia un vuoto incolmabile fra i malati di Aids, le vittime delle mine antiuomo e del cancro. Allora esiste anche una retorica sociale che scambia assistenza con beneficenza e sostituisce tutto con la cultura dell?immagine? No, da voi proprio non me lo aspettavo, spero che sia stata una semplice svista. A venerdì prossimo, caro direttore.
Cristina Glaudio
Milano

Risponde R. Bonacina:
Cara Cristina, Vita, prima di essere un giornale diverso è innanzitutto un giornale, un buon settimanale. Un settimanale, certo orgoglioso di un pubblico di lettori ( lettori, come lei dimostra, nel senso più partecipativo che si possa intendere) non banale, non passivo, impegnato socialmente e civilmente, che si aspetta notizie reali, informazioni utili, approfondimenti interessanti, ma orgoglioso anche del fatto di proporre una informazione specializzata ma non chiusa, non ghettizzata, un?informazione che sappia leggere e guardare a tutto ciò che succede. Per questo la fucina del tutto originale che è la redazione che coordino produce mediamente ogni settimana per i suoi lettori: 50 notizie il più delle volte inedite, 20 approfondimenti sui temi all?ordine del giorno, dieci commenti ed opinioni di personalità della cultura e dell?economia; 50 informazioni sulle opportunità di lavoro e di formazione; una ventina di schede informative, cinque rubriche. E settimana scorsa, cara Cristina, sarebbe stato troppo presuntuoso o troppo sciocco girarsi dall?altra parte di fronte alla morte di Diana Spencer. Tanto più che negli ultimi tre anni l?amata e odiata principessa aveva caratterizzato la propria vita con un marcato impegno sociale dedicandosi a battaglie non facili come quella contro le mine antiuomo. Come ho scritto nello scorso editoriale è stato impressionante constatare le decine di migliaia di messaggi di cordoglio provenienti proprio dal mondo del non profit internazionale che ha fatto andare in tilt per oltre 6 ore la rete Internet. Dovevamo far finta di non sapere, dovevamo impedirci di capire il perché di tanto affetto? Infine, cara Cristina, dovrà ammettere che il nostro titolo e servizio fosse obiettivamente fuori dal coro non partecipando all?opera di santificazione postuma e ipocrita di Lady Di, parlando di lei abbiamo scelto di parlare del ?Meglio di Diana?, come recitava la nostra copertina, affermazione che lascia intendere come nella vita della pricipessa coesistessero il peggio e il meglio. Insomma, tra il viva Diana e il ?chi se ne frega? abbiamo cercato di leggere e interpretare un dato che la realtà ci proponeva con tanto fragore e di cui tutti hanno in questi giorni parlato, scommetto anche lei.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.