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Nino Benvenuti mette Balotelli al tappeto

L'ex pugile triestino: «Le vere stelle sono altre»

di Maurizio Regosa

«Se uno è chiamato campione lo deve essere anche nella vita». Per questo è sceso in campo a fianco del suo amico «Emilio», malato di Alzheimer, «contro cui ho combattuto l’incontro più importante della mia vita»
Detta fuori dai denti, da atleta a atleta, la lezione di Nino Benvenuti per Mario Balotelli è un destro in pieno volto: «Il campione lo deve essere anche nella vita, fuori dal ring o dal contesto sportivo». Così Benvenuti – campione del mondo dei pesi medi nella notte del 17 aprile 1967 quando, dopo quindici martellanti round, sconfisse il campione in carica Emile Griffith – liquida il discusso SuperMario. A 72 anni, Benvenuti sta per partire per un nuovo tour in Italia. Lo accompagna il suo antico avversario, «Emilio». «Quando ho saputo che attraversava difficoltà così pesanti, ho deciso di intervenire», spiega.
Vita: Che ne pensa dei campioni di oggi, di Balotelli per esempio?
Nino Benvenuti: Il campione è quello che dura nel tempo. Se uno è chiamato campione lo deve essere anche nella vita, è un fattore genetico che ti porta ad essere superiore agli altri nel tuo ambito e magari anche in altri. Non le dico quello che farei se fosse mio figlio…
Vita: Il Magic Round nasce da una telefonata di Luis Griffith, il figlio adottivo del suo amico. Perché la chiamava?
Benvenuti: Sperava potessi invitare il padre in Italia, per fargli guadagnare qualche soldo. Emilio è malato di Alzheimer e ha una pensione di 300 dollari al mese. Sono partito per New York e ho contribuito come potevo. Poi ho pensato che potevo fare di più.
Vita: Cosa ha escogitato?
Benvenuti: Abbiamo organizzato eventi e cene in cui Emilio incontrava il suo pubblico, con lo scopo di raccogliere fondi per la sua vecchiaia.
Vita: Perché lo fa?
Benvenuti: Il pugilato è uno sport che non lascia rancori. Anzi. Dopo aver fatto a pugni, ci si unisce ancora di più. E con Emilio ho avuto lo scontro più importante della mia vita.
Vita: Quando lui ha fatto il suo coming out, lei cosa ha pensato?
Benvenuti: Non è cambiato nulla. Del resto l’omosessualità c’è e c’è sempre stata in tutti gli altri sport. Una persona con una sensibilità come la sua può essere diverso dagli altri: lui non è un gay da strapazzo.


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