Welfare

Nigeria: Shell e Chevron Texaco sotto tiro

Alcune piattaforme dei due colossi petroliferi occupate da manifestanti nigeriani nel Delta del Niger

di Joshua Massarenti

Durano ormai da tre giorni le proteste contro le compagnie Shell e Chevron Texaco nella regione paludosa del delta del Niger, dove alcune piattaforme petrolifere erano state occupate nella giornata di domenica. I manifestanti contestano le multinazionali straniere per lo sfruttamento delle risorse locali e l’inquinamento ambientale prodotto dalle attivita’ di estrazione.

Finora le aziende hanno dovuto tagliare la produzione di circa 120.000 barili al giorno (4,5 milioni di dollari di perdite). E’ stata sgomberata oggi una piattaforma dell’anglo-olandese Royal Dutch/Shell, dove erano in servizio 35 impiegati, ma la produzione non e’ ancora ripresa secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’azienda. La produzione negli impianti vicini e’ diminuita di 30.000 barili al giorno perche’ le squadre di manutenzione non possono raggiungere le piattaforme. Evacuata anche la piattaforma di Robertkiri, della compagnia Chevron Texaco.

Trentadue impiegati erano rimasti bloccati al suo interno a causa dell’occupazione da parte di centinaia di persone di etnia ijaw provenienti dal villaggio di pescatori di Kula, che chiedevano all’ azienda maggiori investimenti nello sviluppo locale. ”(I manifestanti) hanno lasciato l’impianto, ma dobbiamo vedere come andranno le cose domani prima di riprendere la produzione” ha dichiarato ai giornalisti un portavoce della Chevron da Londra. Ha poi aggiunto che ”la compagnia ha intenzione di incontrarsi con loro mercoledi’ a Port Harcourt per discutere dei problemi sollevati”. Le trattative tra gli occupanti e le aziende per lo sgombero degli impianti, promosse dal governo nigeriano, erano iniziate martedi’ a Port Harcourt. Le proteste si sono svolte senza incidenti.

Circa un migliaio di persone disarmate, tra cui donne e bambini, avevano invaso nella giornata di domenica diverse piattaforme petrolifere situate all’interno delle paludi del delta del Niger. I manifestanti avanzano la richiesta di piu’ posti di lavoro e sostegno economico alle comunita’ di pescatori, tutte assai impoverite, stanziate lungo la costa atlantica.

Il governo della Nigeria ha cercato di convincere Shell e Chevron Texaco a rimettere in vigore i passati accordi con le comunita’ locali. Essi hanno gia’ portato alla costruzione di una scuola, una strada e un municipio nella zona di Kula, ma vengono giudicati insufficienti dai residenti che chiedono un nuovo accordo formale con le aziende. Entrambe le compagnie petrolifere hanno dichiarato che gli incidenti di questi giorni non porteranno a una revisione delle quote di esportazione previste nel breve periodo. La Nigeria e’ il primo produttore di petrolio in Africa e il quinto esportatore al mondo con 2,5 milioni di barili, venduti a Europa e Stati Uniti.

Malgrado le ricchezze prodotte dall’industria petrolifera, i tre quarti della popolazione nigeriana (circa 130 milioni di persone) vivono con meno di un dollaro al giorno, e il risentimento verso le multinazionali si e’ manifestato in proteste, sabotaggi agli impianti o presa di ostaggi.

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