Welfare
Nigeria: oggi la decisione sul destino di Amina
Dopo il "caso Safyia", un'altra donna rischia la lapidazione per aver commesso adulterio
Dopo Safyia, un’altra donna rischia la lapidazione in Nigeria: si tratta di Amina Lawal, che è stata riconosciuta colpevole di adulterio secondo la sharìa (legge coranica). Oggi potrà conoscere il suo destino, secondo le decisioni della corte d?appello islamica di Futuna. Qualora la condanna fosse confermata, i legali di Amina contano di poter ricorrere nuovamente in appello davanti alla corte islamica dello Stato di Katsina e poi alla corte suprema della Nigeria.
L?esecuzione mediante lapidazione, allorché fosse confermata in ultima istanza, non potrà comunque avvenire prima del gennaio 2004 e questo al fine di consentire alla donna lo svezzamento della piccola Wasila, nata nel dicembre scorso fuori da una relazione matrimoniale. Gli avvocati hanno deciso di non contestare la legittimità della sharìa, quanto piuttosto di dimostrare che il verdetto di prima istanza, emesso dalla corte, è infondato avendo Amina concepito la figlia prima che l?ordinamento islamico fosse introdotto nello Stato di Katsina.
Nel frattempo, secondo quanto riporta l’agenzia Misna, monta la mobilitazione delle organizzazioni internazionali in difesa dei diritti umani e delle Chiese che considerano il caso ?Amina? una vera e propria ‘vergogna’ per la Nigeria. Va ricordato che Amina era stata condannata in primo grado il 22 marzo scorso dal tribunale di Bakoro, nello Stato di Katsina. La speranza, naturalmente, è che il processo si possa concludere con la cancellazione della pena, come è già accaduto per Safiya Husseini Tungar Tudu, la giovane donna nigeriana il cui caso ha avuto una straordinaria risonanza a livello internazionale. Sebbene il governo centrale nigeriano abbia apertamente riconosciuto l?incompatibilità della sharìa con la costituzione federale del Paese, il presidente Olusegun Obasanjo non ha mai voluto intervenire con decisione nei confronti degli Stati che la applicano e si è limitato a chiedere loro di dare prova di moderazione.
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