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Nigeria: Obasanjo vince ma il Paese è diviso

Il presidente nigeriano ha vinto con il 61,2 per cento dei voti. L'opposizione denuncia brogli e violenze

di Emanuela Citterio

Olusegun Obasanjo ha vinto di nuovo le elezioni, con il 61, 2 per cento dei voti. La conferma è arrivata ieri in tarda serata, ma sulla sua rielezione pesano forti sospetti di broglie e irregolarità. L’opposizione nigeriana ha respinto la rielezione del presidente uscente qualche minuto prima che il risultato delle elezioni venisse comunicato ufficialmente. La decisione è stata presa da tutti i partiti dell’opposizione al termine di una riunione avuta in serata con i rappresentanti della Commissione nazionale elettorale indipendente (Inec). Gli schieramenti della minoranza si sono “rifiutati di controfirmare i risultati in quanto essi non riflettono la volontà popolare”, ha detto in nottata Don Etiebet, presidente del principale partito d’opposizione: l’Anpp (All Nigeria people’s party). Secondo i dati diffusi dalla Inec al termine dello scrutinio di tutti i 774 seggi del Paese Obasanjo è stato rieletto con il 61,94 per cento dei voti espressi (24.456.140) contro il 32,19 per cento delle preferenze (12.720.029 voti) ottenuti dal suo principale rivale, Muhammadu Buhari, candidato dall’Anpp. L’opposizione sostine che in 15 Stati le elezioni non possono essere ritenute valide e ha richiesto che in quelle regioni vengano organizzate nuove elezioni sotto il controllo della comunità internazionale. Anche secondo gli osservatori dell’Unione Europea “non è stato raggiunto il livello minimo di democraticità”. In una dichiarazione gli inviati dell’Ue dicono che ”gli osservatori hanno testimoniato e raccolto prove di ampie frodi in 13 stati”.

Non tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere irregolari le elezioni in Nigeria. “Nella maggior parte del Paese, le condizioni in cui si è svolta la consultazione ha garantito la libera espressione della volontà degli elettori” ha affermato Salim Ahmed Salim, presidente della delegazione di osservatori del Commonwealth impenata dalla fine di gennaio nell’analisi dei metodi e dei processi elettorali nigeriani.
Già ieri mattina Salim Ahmed Salim aveva definito le elezioni “storiche” oltre che sostanzialmente “pacifiche e ordinate” ed elogiando il lavoro dell’Inec (Indipendent National Electoral Commission).

Ma sulla reale indipendenza dell’Inec ci sono perplessità. Padre Iheanyl Enwerem, responsabile del principale gruppo di monitoraggio elettorale, espressione della Conferenza episcopale della Nigeria, intervistato dall’agenzia Misna ha definito il voto nigeriano ”complessivamente pacifico, anche se non ancora libero e trasparente”. Il domenicano ha denunciato collusioni fra alcuni funzionari della Inec ”legata al governo”, ”per favorire il partito di Obasanjo che controlla la polizia, l’esercito e parte dell’apparato burocratico”, ma ha anche ricordato che “è ancora troppo presto per pensare che in Nigeria, traumatizzata da oltre 30 anni di potere militare, sia arrivata la democrazia”.

Al di là delle accuse di brogli e di corruzione – commenta l’agenzia Misna – si teme che cocente sconfitta di Buhari e dei suoi 12 milioni e mezzo di elettori personali possa costituire occasioni di disordini interetnici ed interreligiosi che negli ultimi in Nigeria hanno purtroppo già provocato migliaia di vittime.

Info: www.misna.org

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