Welfare

Nigeria: il diario di Nuccio Iovene (Ds)

Una missione della commissione per la prevenzione e la tutela dei diritti umani del Senato era in Nigeria durante gli scontri. Il sen. Iovene ha redatto un diario, per Vita

di Paolo Manzo

Una missione della commissione straordinaria per la prevenzione e la tutela dei diritti umani del Senato della repubblica istituita in questa legislatura è andata in Nigeria ed è stata la prima delegazione ufficiale dopo 10 anni d?assenza da parte del nostro Paese. Proprio nei giorni degli scontri in seguito all?affaire Miss Mondo. Facevano parte della missione il presidente Enrico Pianetta di Forza Italia, Rosanna Boldi della Lega e Nuccio Iovene, capogruppo dei Ds nella suddetta commissione. Il senatore Iovene ha redatto un diario, per Vita, che pubblichiamo a seguire: Lunedì 18 novembre – martedì 19 novembre. Partiamo in serata con la British e arriviamo ad Abuja, la capitale, martedì mattina alle 6. Dopo sei ore di volo. La mia prima impressione di Abuja è che sia una città inventata, asettica, una capitale di recente costituzione e assolutamente non finita. Con cantieri dappertutto, un?enorme moschea e un elefantiaco palazzo presidenziale con una sorte di deserto attorno fatto di baraccopoli e di alcuni insediamenti in cui, lentamente, si stanno spostando le ambasciate e le principali sedi di organismi internazionali. Il caldo è secco, ma supera i 30°. Ci riposiamo un attimo all?hotel Sheraton, proprio dove si sarebbe dovuto svolgere il concorso di Miss Mondo. Poi andiamo all?ambasciata italiana, dove incontriamo l?avvocato di Safiya e Amina, con la sua splendida bimba di 10 mesi, che lei allatta durante il nostro incontro. Amina è una giovane di un villaggio del nord che parla pochissimo, si esprime per monosillabi e in questa storia c?è finita inconsapevolmente. Chi s?immagina la figura della femminista musulmana si sbaglia di grosso. Dall?incontro capiamo che nel Nord della Nigeria la sharìa c?è da sempre e da sempre è usata come diritto consuetudinario. Per dirimere casi famigliari. Ma che mai aveva avuto prima un riconoscimento statale. Solo negli ultimi tempi i governatori degli stati del nord hanno elevato la sharìa a legge dello stato e ciò ha portato ai casi di lapidazione, che tanto hanno fatto discutere il mondo. La sharia in sé non porta necessariamente a queste conseguenze ma è l?uso politico strumentale in chiave anti-repubblica federale, contro l?attuale governo e l?attuale leadership che determina tutto. Mentre gli inglesi, infatti, hanno sempre governato con gli Hausa (i musulmani del nord), per la prima volta questo presidente è un cristiano del sud, uno Yoruba. Quindi in netto contrasto coi governatori del nord e le prossime elezioni del maggio 2003 fanno sì che la campagna elettorale sia già iniziata, con tanto di manifesti, che incrociamo a ogni angolo di strada. Incontriamo l?arcivescovo di Abuja e il vice nunzio apostolico in Nigeria. Con loro ovviamente parliamo della situazione attuale e poi facciamo visita a esponenti del volontariato cattolico in loco. Tutti condannano con forza la corruzione e la poca fermezza del presidente nei confronti dell?introduzione della sharìa. È evidente che nel Nord la comunità cristiana è a rischio. Mercoledì 20. Incontriamo il vicepresidente del Senato e una delegazione del comitato per i diritti umani nigeriani che, di fronte alle nostre preoccupazioni, tendono a minimizzare il tutto. E giustificano le stragi con la scadenza elettorale. I politici vogliono accreditano la tesi della normalità delle stragi. Incrociamo qualche manifestazione a favore di candidati, ma questa è una campagna che si fa anche con gli eccidi. Giovedì 21. Partiamo da Abuja per Lagos, dove incontriamo una scuola di suore domenicane. Lagos è un inferno di 15 milioni d?abitanti. Poi partiamo per Benin City con un improbabile aereo, di una sconosciuta linea aerea. ?Voliamo? in un parallelepipedo con le eliche, a 24 posti, che ci porta a Benin City, con tre ore di ritardo. Ma per fortuna arriviamo vivi. Incontriamo il governatore dello stato dell?Edo, di cui Benin City è la capitale. Inauguriamo la Casa Shelter, la casa d?accoglienza delle prostitute nigeriane che rientrano volontariamente nel loro Paese. Una casa finanziata dalla Ue e dalla cooperazione italiana e gestita dall?Oim, l?organizzazione internazionale per le migrazioni. Lì cerchiamo di capire il sistema della tratta. Mentre siamo a Benin City scoppia la rivolta nel nord, a Kaduna. Non vediamo nulla dal vivo ma veniamo informati dal console generale italiano e dall?immancabile Cnn. Alla fine credo che l?articolo di giornale incriminato sia stato solo un pretesto. A Benin, come dicevo, ci spiegano il meccanismo della tratta. Ci sono delle donne dette madam, che s?accompagnano con 4-5 ragazze e le portano in Europa. Tirandole via dalle case di fango che popolano quasi tutta Benin City. Una volta avuto il consenso delle famiglie le ragazze sono fatte prigioniere da riti wodoo in cui gli si prelevano unghie, capelli, peli del pube ecc. e gli si fa una sorta d?incantesimo. Poi firmano dei veri e propri contratti fasulli, in cui s?impegnano a pagare, per l?avvio al ?lavoro?, tra i 40 e i 45 mila euro. Solo giunte in Europa capiscono che non faranno le parrucchiere bensì le prostitute e impiegano i primi due anni, se resistono, per pagare la madam. Che spesso vive con loro, le controlla e le minaccia col wodoo. Incontriamo alcune di queste ragazze rientrate grazie alla legge contro la tratta degli esseri umani fatta nella passata legislatura dal ministro per le pari opportunità, Katia Belillo, e in base al cui articolo 18 se si denuncia lo sfruttatore si ha diritto a un servizio d?accompagnamento. L?impressione che mi fanno? Sono tutte disperate ma sono, comunque, accompagnate in un processo per rientrare nelle famiglie Incontriamo il re di Benin. Una scena incredibile, nella sala del trono zeppa di capo-villaggio. Noi siamo in giacca e cravatta, loro in tunica bianca sino ai piedi, o a dorso nudo e scalzi. Proprio come l?iconografia africana classica ci ha insegnato. Si prostrano ai piedi del re quando questi entra in tunica bianca. Ha due bimbi al fianco uno dei quali impugna una gran scimitarra dorata. Tutti gridano ?Lunga vita al re?, in questa sala con poltrone dorate e moquette inchiodata al soffitto, mentre foto d?ogni tipo adornano le pareti (tra cui un calendario con un tir da officina, messo lì non si sa perché). Il re vive nel suo ?Oba (che in nigeriano significa re, appunto) Palace? ed è ancora considerato molto dalla gente, anche perché detiene poteri religiosi. Il re è assai contento dell?arrivo degli ?italiani? ma, a un certo punto, cerca di giustificare il fatto che in Italia ci siano tante prostitute nigeriane non con la tratta degli schiavi, ma perché la nostra ambasciata ha i visti facili?Una tratta che parte dal luogo che si chiama dal 1500 Costa degli schiavi?Un vero e proprio ritorno sul luogo del delitto. Venerdì 22. Rientriamo a Lagos su un?altra carretta del cielo. Il solito parallelepipedo con le ali. Un caldo asfissiante. Parliamo con alcuni volontari dell?Avsi a Lagos e mi dicono che qui si vive per i miracoli. Al punto che alcune delle chiese locali hanno stipulato delle convenzioni con i laboratori d?analisi che fanno risultare, a proposito, le persone sieropositive. Perché, dopo, quando quelle risultano ?guarite?, si possa parlare di ?miracolo?. Convenzioni tra chiese e laboratori d?analisi. Incredibile. Sabato 23. Visitiamo un centro sanitario promosso dall?Avsi e una scuola in un villaggio di pescatori, nella laguna di Lagos. Oltre 5mila pescatori che vivono nelle palafitte, le stesse che abbiamo studiato sui libri di storia alle elementari capitolo. Della serie ?Le prime abitazioni nella preistoria: dalla caverna alla palafitta?. Ebbene, sono proprio quelle lì. E la scuola stupenda sulla sabbia della laguna, con pareti di bambù e 50 bambini per classe, è l?unico faro di civiltà in quest?inferno dantesco. Incontriamo la comunità italiana, che qui è economicamente importante, sia per l?Agip sia per le aziende che estraggono il marmo ma che, purtroppo, politicamente è poco ascoltata. Facciamo una conferenza stampa e, in serata, partiamo per Malpensa. Sul numero in edicola da venerdì 29 novembre, l’intervento di Nuccio Iovene sull?affaire Miss mondo che ha sconvolto la Nigeria del Nord, proprio nei giorni della missione italiana nel Paese africano.


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