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Nigeria: cavie umane, Pfizer al contrattacco

Tutto regolare. Il colosso farmaceutico si difende dalle accuse di aver usato cavie umane per test farmaco anti-meningite

di Redazione

‘Il governo nigeriano era ampiamente informato dello studio” condotto dall’americana Pfizer in Nigeria nel 1996. I test sono stati eseguiti ”in modo responsabile, coerentemente con la legge nigeriana e con il consueto impegno per la sicurezza dei pazienti”. E il farmaco utilizzato ”ha salvato vite umane”. Cosi’, in una nota, il gruppo farmaceutico fornisce alcune precisazioni sul caso sollevato da un articolo pubblicato domenica sul ‘Washington Post’. Il quotidiano Usa e’ infatti venuto in possesso di un rapporto che definisce ”illegale” un trial in cui Pfizer ha somministrato l’antibiotico sperimentale Trovan* (trovafloxacina) ad alcuni piccoli nigeriani assistiti durante un’epidemia di meningite all’ospedale da campo di Kano.

Pfizer, si legge nel comunicato, ”ha ampiamente collaborato con il comitato” che ha redatto il documento per conto del governo nigeriano. ”Il governo nigeriano non ha contattato Pfizer su alcuna delle conclusioni del comitato, ne’ tanto meno Pfizer era a conoscenza del fatto che il comitato avesse approvato un rapporto conclusivo. Sarebbe quindi inappropriato per l’azienda rispondere ai punti sollevati nel documento”.

Tuttavia, la societa’ ritiene opportuno sottolineare che tutto e’ stato svolto dopo avere informato istituzioni e famiglie, e che lo studio ha prodotto benefici. La ”trovafloxacina ha salvato vite umane”, ribadisce il gruppo, ”confidente nel fatto che nessuno di coloro che hanno realizzato lo studio clinico sul farmaco abbia messo a rischio la salute dei pazienti e che l’azienda abbia agito nell’interesse dei bambini coinvolti nello studio, utilizzando le migliori conoscenze mediche disponibili”. Inoltre, ”Pfizer respinge illazioni sul fatto che l’azienda abbia condotto lo studio in maniera non etica”. L’obiettivo dello studio sotto accusa, prosegue Pfizer, era ”trovare un trattamento efficace per una malattia devastante.

E all’epoca dell’epidemia – la piu’ grande nella storia del Paese, secondo gli operatori sanitari – Pfizer era convinta che trovafloxacina sarebbe stata un farmaco salvavita per la meningite meningococcica che colpiva decine di migliaia di nigeriani” e che, ”in assenza di trattamento, uccide 4 persone su 10 colpite”. Il prodotto, prosegue l’azienda, ”era in una fase di sviluppo avanzato e gia’ valutato su 5mila pazienti. Pfizer aveva evidenza scientifica che il farmaco era efficace e avvio’ lo studio per determinare se era paragonabile al ceftriaxone, ossia il miglior medicinale disponibile all’epoca, per trattare la malattia”.

La trovafloxacina ”ha raggiunto il tasso di sopravvivenza piu’ alto (94,4%) di qualsiasi altro trattamento disponibile presso il Kano Infectious Disease Hospital, incluso il ceftriaxone (93,8%)”. E ”i pazienti che venivano trattati in ospedale e non erano coinvolti nel programma Pfizer presentavano un tasso di sopravvivenza pari all’89,9%”. Il gruppo conferma che ”la natura sperimentale di trovafloxacina era stata spiegata da infermiere bilingue, sia in inglese che nella lingua locale Hausa, ai genitori e ai tutori di ogni bambino che partecipava allo studio. In tutti i casi e’ stato ottenuto il consenso verbale”. Insomma, ”Pfizer – conclude la nota del gruppo – ha sempre agito conformemente alle leggi nigeriane, con il consenso del ministero della Salute del Paese e coerentemente con il suo impegno per la sicurezza del paziente”.

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