In Africa

Niger, il golpe non si vede ma la crisi umanitaria resta

Parlano gli operatori di Coopi, che hanno deciso di rimanere nel Paese, dopo il colpo di stato che ha destituito Mohamed Bazoum

di Alessio Nisi

Niger

Una situazione di stallo, come se in Niger non fosse successo niente. Bus, banche e servizi funzionano e non si vedono militari in strada. Questa la situazione a Niamey, capitale del paese, all’ indomani del golpe che ha portato alla destituzione del presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto 2 anni fa. «Qui a Niamey c’è una situazione surreale, come se non fosse accaduto nulla. Negozi e banche sono aperti come sempre, i bus sono regolari, non si vedono militari per strada. I nostri progetti non si sono fermati. Tutti gli uffici pubblici sono aperti», spiega Morena Zucchelli, capo missione di Coopi – Cooperazione Internazionale in Niger. 

Morena Zucchelli ed Ennio Miccoli, direttore di Coopi

Crisi umanitarie incessanti

Nonostante questo stato, quasi di sospensione, sicuramente in evoluzione, in Niger non si sono attenuati certo gli effetti delle crisi umanitarie, «incessanti», come le definisce l’organizzazione umanitaria italiana. Per questo Cooperazione Internazionale riferisce che ha deciso di «non fermare i suoi progetti e di continuare ad operare nelle aree più fragili del Paese, per fornire assistenza alle popolazioni colpite dalle incessanti crisi umanitarie. 4 espatriati italiani che lavorano in Niger hanno scelto di rientrare nella loro Nazione, mentre il resto del personale internazionale (11 italiani e 5 africani), assieme ai 350 membri del personale locale, continuano a svolgere le varie attività sul campo, rimanendo attenti all’evoluzione dello scenario politico».

Accanto alla popolazione locale

Spiega Valentina Tamai, responsabile del monitoraggio e valutazione dei Programmi di Coopi nel paese: «Su quindici operatori italiani di Coopi in Niger, siamo rimasti in 11. Siamo qui per rispondere ai bisogni della popolazione locale, che non sono scomparsi dall’oggi al domani ma rimangono ben presenti».

Sicurezza alimentare e sfollati

Coopi, ricorda l’organizzazione, ha aperto i primi progetti in Niger nel 2012, occupandosi di sicurezza alimentare e nutrizione, inizialmente nella regione di Tillabery, e successivamente nella regione di Dosso (dal 2017), una zona estremamente colpita dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Dal 2015 si è stabilita nella regione di Diffa per garantire assistenza agli sfollati con progetti di Protezione, Salute Mentale, e supporto all’educazione non formale. Al confine con l’Algeria, il Burkina Faso, il Mali, e la Nigeria, il Niger riceve un gran numero di migranti, rifugiati e sfollati interni sia da paesi confinanti che a seguito degli attacchi dei gruppi armati non statali nella regione di Tillabery e Tahoua.

Da questo marzo Coopi, si sottolinea, è una delle poche Ong presenti ad Assamaka, nella regione di Agadez, dove migliaia di persone sono rimaste bloccate a seguito dei respingimenti da parte dell’Algeria.

I numeri di Coopi in Niger

Coopi in Niger, sempre secondo i dati forniti dalla stessa organizzazione, aiuta 1.879.190 beneficiari diretti con i suoi 17 progetti, portati avanti in collaborazione con Ong internazionali e partner locali, la maggior parte dei quali in situazioni di emergenza.  

La foto in apertura è di Simone Durante. Le immagini nel testo sono dell’ufficio stampa Coopi e di Francesco Bellina

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