Sostenibilità

Nigel, il britannico che vuol lanciare la lana “made in Italy”

Un consorzio biellese lavora per valorizzare la lana italiana e per creare nuovi spazi di mercato per il vello di pecora. Nigel Thompson, professionista britannico, lo ha fondato

di Veronica Rossi

“La lana non è solo un prodotto, è anche cultura”. Si legge così sul sito di The wool company, consorzio biellese creato nel 2008 da un gruppo di esperti del settore tessile, con l’intento di valorizzare il vello delle pecore europee. L’impresa trasforma dei lotti di lana sucida, cioè appena tosata e non ancora lavata, in semi-manufatti o prodotti finiti, garantendo attraverso il marchio BTWC la qualità del prodotto e il rispetto dell’ambiente e dei diritti umani nella sua lavorazione. “Vengo dall’Inghilterra e lavoro da più di trent’anni nel settore”, racconta Nigel Thompson, uno dei professionisti fondatori di The Wool Company, “Ho deciso di fondare l’azienda per dare la possibilità di accedere alla filiera laniera a chi, nel biellese, ha greggi medi e piccoli, facendo da intermediario tra mondo agricolo e mondo tessile”. Per gli allevatori italiani, come per quelli europei, la situazione ora è piuttosto complessa. Non si sa più dove conferire il vello delle pecore, mancano le strutture adatte a trasformarlo. “In tutta la penisola non ci sono più lavaggi adatti a fare un minimo di lavorazione”, continua Thompson. “Per trovare un mercato per la lana italiana, bisogna andare in Asia, in India o in Cina, con tutti i costi di trasporto che ne conseguono”. Una soluzione, secondo i professionisti di The wool company, è la creazione di centri di raccolta sul territorio nazionale. Per questo motivo il consorzio ha avviato un progetto pilota, grazie al quale gli allevatori possono stoccare la lana in depositi situati nelle diverse Regioni italiane e poi spedita nei magazzini dell’azienda a Miagliano, in provincia di Biella, gli unici in Piemonte autorizzati dall’Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità a ricevere la lana grezza, che poi viene selezionata da esperti. “Ricevo chiamate tutti i giorni, il mio centro è pieno”, conclude Thompson. “Ci vorrebbero più realtà di questo tipo per rispondere alle esigenze delle aziende agricole nazionali”.

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