Politica

Niente telecamere negli asili, ma un’app sostituirà i genitori

La Commissione Istruzione del Senato ha dato parere contrario alla proposta di legge: «testimonierebbe il fallimento della scuola». Per Daniele Novara la legge sarebbe dannosa, ma è il presupposto ad essere sbagliato, lo stesso per cui «i dispositivi pedagogici vengono sostituiti da dispositivi di sicurezza o da dispositivi di tipo medico-sanitario. Andiamo verso un mondo i cui un'app sostituirà i genitori nei loro compiti educativi»

di Sara De Carli

Stop all’ipotesi di mettere telecamere di videosorveglianza per legge in asili nido, scuole dell'infanzia in asili nido e strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità. La prima Commissione del Senato ad esprimersi su questa proposta di legge boccia senza appello l’ipotesi: la 7ª Commissione ha dato parere contrario alla legge in materia di “prevenzione abusi in asili e case di cura”, approvata dalla Camera nell’ottobre scorso. È solo un parere consultivo, ma pesa. Alcune motivazioni sono tecniche – il rischio di elaborare leggi disorganiche, recanti una visione parziale dei problemi in quanto dettate dall'emozione e dall'emergenza del momento, il fatto che il provvedimento si sovrappone a diverse iniziative legislative sulla stessa materia – altre sostanziali: intanto la videosorveglianza «qualora sia necessaria, può essere disposta per iniziativa della magistratura, senza appositi provvedimenti legislativi» e soprattutto è «inopportuno prevedere per legge tale possibilità perché essa avrebbe una valenza erga omnes, eccessiva, e testimonierebbe il fallimento della scuola, in quanto essa non sarebbe in grado di prevenire e controllare comportamenti inadeguati».

Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, su Vita.it aveva bocciato la legge e i suoi presupposti il giorno stesso in cui la Camera l’aveva approvata: «le telecamere sono una scorciatoia, i casi di vessazione sui bambini si prevengono con un'adeguata e rigorosa selezione del personale e una continua e sistematica formazione degli insegnanti stessi, non c’è un’altra strada», aveva detto. Metteva anche in guardia i genitori: «ci tranquillizzeremo tutti, non chiederemo più nulla, non ci informeremo più, perché tanto ci pensano già le telecamere. Sul piano della qualità educativa le telecamere diventeranno un alibi per non fare nulla. Mi dica cosa c’è da festeggiare».

Che ne pensa quindi del parere contrario dato dalla Commissione Istruzione?
È una notizia positiva, la proposta è irrealistica sotto tanti punti di vista, sarebbe stata dannosa per il sistema scolastico e soprattutto per creare comunità educativa, che è quel che più mi preoccupa. Ormai i dispositivi pedagogici vengono sostituiti o da dispositivi di sicurezza o da dispositivi di tipo medico sanitario ma questa strada non va da nessuna parte o meglio è una guerra dichiarata i bambini e a quanti si occupano di educazione, che sono considerati essi stessi una scocciatura e un problema. Andiamo verso una società in cui i genitori saranno esautorati dai loro compiti educativi.

Addirittura?
La mia è una distopia, è evidente, ma nel momento in cui il codice educativo non ha alcuna considerazione e dinanzi a un problema con un ragazzo chiamiamo la polizia o ci rivolgiamo al neuropsichiatra, è ovvio che di questo passo al genitore stesso viene sottratto al suo ruolo educativo, perché esso non è rilevante. Noi sosteniamo al contrario che si cresce bene con una buona educazione, non con le telecamere. Ieri ho fatto due iniziative sul bullismo, il cui contrasto è sempre più delegato alla presenza dei Carabinieri nelle scuole, penso anche alla legge sul cyberbullismo. In entrambi i casi l’equivoco di fondo è lo stesso, il non considerare i problemi come problemi di crescita, psicoevolutivi, ma come problemi di ordine pubblico. Questo è spaventoso, apre uno scenario dove la scuola è esautorata della propria funzione educativa e i genitori pure.

La funzione educativa è esautorata in favore di quale altro approccio?
Affidiamo ormai tutto alla polizia, ai neuropsichiatri e alle tecnologie digitali. Il sistema delle app e dei tutorial va in questa stessa direzione, verso il dire “genitori non c’è più bisogno di voi”. C’è un mondo che spinge lì, in maniera lineare, al “crescerli senza educarli”. C’è una neuropsicologia che si propone come succedaneo delle funzioni educative però l’educazione non può avere un succedanei, è un suicidio, senza educazione la comunità si spegne e i figli si ammalano. C’è un profluvio di malattie di ogni tipo che investe una generazione, è impressionante, c’è urgente bisogno di una mission educativa.

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