L’Unione africana (Ua) ha da ieri un nuovo presidente. Si chiama Bingu wa Mutharika ed attualmente è il capo di Stato del Malawi. L’elezione si è svolta ad Addis Ababa (Etiopia) durante il 14.mo vertice dell’organizzazione panafricana, alla presenza del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, con l’apporto decisivo di alcuni dei pesi massimi del continente, come Sudafrica, Etiopia e Uganda. Dunque esce di scena il controverso colonnello libico Muammar Gheddafi che non è riuscito nel suo tentativo di strappare un secondo mandato. In effetti già alcuni giorni fa il presidente della Commissione Ua, il gabonese Jean Ping, aveva criticato apertamente la presidenza di Gheddafi affermando che è stata molto nociva all’immagine internazionale dell’Ua, in particolare per la gestione delle crisi in Madagascar e in Guinea Conakry, con prese di posizioni a volte dissonanti dalla linea politica dell’organizzazione. Da rilevare che Gheddafi ha tentato fino all’ultimo di persuadere i capi di Stato e governo dei 53 Paesi membri dell’Unione, ma la sua candidatura è stata bocciata. Sebbene fosse sostenuto da diversi governi del Sahel e dell’Africa Occidentale, il rais di Tripoli ha fallito miseramente il suo obiettivo. E dire che aveva giocato con caparbietà la carta del “Re dei re tradizionali d’Africa”, appellativo con il quale si è fatto chiamare dai suoi pari durante il suo anno di presidenza dell’Unione. Ma indubbiamente questa sua “megalomania”, unitamente ad una sorta di delirio d’onnipotenza e ad una notevole imprevedibilità sul piano politico, lo hanno squalificato. Visibilmente irritato, Gheddafi, nel suo discorso di congedo, ha comunque affrontato la platea a testa alta invitando i leader africani ad affrettare il processo di “unificazione politica” del continente africano, per il quale ha detto di aver lavorato assiduamente nel corso del suo mandato. Il dato politico che comunque va segnalato è inequivocabile: il suo progetto di conquistare un ruolo forte nello scenario internazionale, ponendo al centro dei suoi interessi non più il mondo arabo, bensì quel continente africano ch’egli vorrebbe unito politicamente, è almeno in parte naufragato. Intendiamoci, l’Unione africana – di cui Gheddafi è stato nel 2000 in parte artefice dopo i clamorosi fallimenti dell’Organizzazione per l’Unità Africana (Oua) creata nel 1963 – ha rappresentato un passo avanti, ma il rais ha commesso troppi errori, rivelandosi alla prova dei fatti un pessimo diplomatico. Basti pensare alla crisi malgascia dello scorso anno quando il colonnello ebbe l’ardire di sostenere il golpista Andry Rajoelina, malgrado il colpo di Stato fosse stato dichiarato incostituzionale e condannato dalla stessa Ua. A questo punto viene spontaneo chiedersi cosa farà Mutharika, considerando che il suo Paese non gioca un ruolo strategico nella geopolitica continentale . Economista per formazione, nel suo discorso di insediamento ad Addis Ababa, il nuovo presidente dell’Ua ha comunque detto di voler fare della lotta alla fame la sua priorità, osservando come “l’Africa non sia un continente povero ma sia povera la sua gente”. A questo proposito si è impegnato a fare pressione per far rientrare nell’agenda politica internazionale un piano di aiuti alimentari per tutto il continente, durante il suo mandato di presidenza della durata di un anno. Bisognerà vedere comunque in concreto come riuscirà districarsi nella complessa matassa d’interessi stranieri, soprattutto cinesi, statunitensi ed europei. Nel frattempo non resta che farglii nostri migliori auguri.
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