Economia

Niente risiko per le Bcc. Il perché è nei numeri…

Negli ultimi cinque anni il sistema del credito cooperativo ha avuto una crescita molto al di sopra della media nazionale...a cura di, Christian Benna

di Redazione

La carica delle piccole non passa per le montagne del risiko bancario. Almeno non per ora. Questo è l?ordine di scuderia delle Banche di credito cooperativo, che di matrimoni e fidanzamenti ne ha già celebrati in quantità nel corso degli anni 90, all?epoca dello scongelamento della ?foresta pietrificata? del credito italiano.

Oggi però il consolidamento è completato, con 450 Bcc sparse per il territorio e Iccrea, la fabbrica di prodotti e servizi, che garantisce la competitività del sistema.

Così è per molti, ma non per tutti. In Centro Italia infatti è appena nata, dall?unione delle Bcc di Trasimeno e di Terni, Crediumbria, un?insegna che è anche un manifesto per future spinte aggregative a carattere regionale.

Sarà però difficile convincere i dirimpettai della banca di Mantignana. Dice Antonio Marinelli, entrato 50 anni fa nell?istituto come impiegato mentre oggi ne è presidente: «L?idea non è nuova. Circola da tempo. Già vent?anni fa proponevo io stesso la creazione di un?unica Bcc dell?Umbria per fronteggiare l?ingresso dei colossi del credito. Ma le resistenze locali sono tante e oltretutto sono giustificate. Il nostro valore aggiunto, di banca di credito cooperativo, è di essere profondamente attaccati al territorio». Se non sarà agevole stringere un patto con Mantignana, CrediUmbria (15mila clienti, 1.800 soci e 300 milioni di raccolta) guarda altrove, anche a sortite nella vicina Toscana. «Ma non puntiamo a macro-progetti di crescita», spiega Franco Tomassoni, alla guida di CrediUmbria. «Lo stile è quello di essere banche differenti per forza, radicate nei piccoli centri. Ma un ulteriore salto dimensionale, specialmente in una piccola regione come la nostra, diventa sempre più una necessità».

E allora dopo le superfusioni tra big del credito e popolari, è arrivato il turno di un mini risiko anche per le Bcc? Tutt?altro, stando alle parole di Alessandro Azzi, presidente della Federazione nazionale delle Banche di credito cooperativo. «Dal caso umbro», dice, «non si sono elementi per trarre valutazioni sistemiche. Si tratta di un episodio isolato». E poi precisa: «Non siamo affatto alla vigilia di una fase massiccia di fusioni. Assisteremo forse a qualche operazione, magari per venire incontro a istituti in crisi. Ma non di più. Il perché lo dicono i numeri. In questi ultimi cinque anni la nostra crescita è stata impetuosa, anche in termini di quote di mercato superiori alla media nazionale».

Le Bcc quindi guardano al risiko bancario con attenzione, ma senza troppa voglia di imitare le campagne di fusioni. In ballo resta la partnership con Unipol «per l?approvvigiamento prodotti e non per ipotetiche fusioni o cambi di marchio, come erroneamente è stato detto». Anche se ora, dopo un lungo flirt, la trattativa è congelata. «Siamo in pausa di riflessione», ammette il presidente delle Bcc, «ma le porte non si sono chiuse».


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