Mondo

Niente paura, la crisi è una chance

Il punto di Marco Revelli, relatore all'assemblea nazionale del volontariato di Roma

di Maurizio Regosa

Si è aperta a Roma l’Assemblea del Volontariato italiano. Una due giorni (il 4 e il 5 dicembre) che ha preso le mosse dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ad introdurre i lavori è stata la presidente di ConVol (Conferenza Permanente Presidenti Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato) Emma Cavallaro che ha sottolineata l’importanza del volontariato, sopratutto in questo periodo di crisi, confermando il tema della gratuità come pilastro fondante.

Poi è toccato a Piero Fantozzi dell’università della Calabria che si è concentrato sul rapporto tra identità e gratuità. Un binomio che può funzionare in relazione a quattro quadri concettuali: comunità, mercato politica e l sistema associativo. Per uscire dalla crisi il volontariato dovrà mettere le proprie energie in questi quattro ambiti. Molto importante per Fantozzi è poi l’atteggiamento cooperativo delle associazioni.

È stata quindi la volta Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’università Cattolica di Milano, che invece ha voluto concentrarsi sulla definizione di volontariato. Per il sociologo è l’espressione di una delle attitudini umane fondamentali alla grazia. È un eccedenza concreta, un punto di critica e di donazione sociale rispetto a ciò che la società non è in grado di affrontare.

 

Poi l’ultimo intevento. Questa non è una «costituente» ma un «appuntamento importante», che «cade in una fase delicata del percorso del volontariato». Parola di Marco Revelli, sociologo, presidente della Commissione di indagine sull’esclusione sociale e anche relatore all’assemblea stessa.


Perché è un momento delicato?
Revelli: Perché la crisi economica esalta il ruolo del volontariato, fa crescere la domanda della società nei confronti del “lavoro” sociale. Aumentano le responsabilità ma anche i rischi. Il principale dei quali è quello di essere nazionalizzato.
Cioè?
Revelli: Essere ridotto al servizio delle politiche pubbliche, diventare una variabile dipendente dei decisori pubblici e uno strumento per abbassare i costi.
Come ci si può difendere?
Revelli: È fondamentale che il volontariato abbia sempre più coscienza di ciò che lo rende terzo rispetto alle due logiche opposte di mercato e Stato. La logica del volontariato è data dalla reciprocità, dalla gratuità del dono.
Però ha sempre meno risorse….
Revelli: È la tenaglia tragica, rispetto alla quale l’economia è vulnerabile. Il gioco economico è spesso a somma zero. Il volontariato ha dalla sua, se ne è consapevole, la logica dei giochi a somma positiva, in cui entrambe le parti guadagnano. Di fronte a una contrazione delle risorse e a un aumento della domanda, entrano in campo l’invenzione, l’immaginazione. Le risorse del dono sono più elastiche di quelle del circuito monetario. La crisi da questo punto di vista può essere un’opportunità per un volontariato deciso a rilanciare.


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