Politica

Niente fondi né poteri: ma che garante è?

Molte critiche al ddl approdato all'aula della Camera

di Benedetta Verrini

Il 28 settembre è iniziata in aula alla Camera la discussione sul ddl governativo che dovrebbe istituire il Garante nazionale per l’infanzia. Al primo vero “giro di boa” parlamentare, il testo non è all’altezza delle attese. «Non prevede per il Garante italiano ciò che invece è richiesto dagli standard internazionali», commentano da Unicef. Ecco l’analisi.
La necessità di un Garante nazionale per l’infanzia, nel nostro Paese, prende le mosse dalla stessa Costituzione e dai maggiori trattati internazionali a tutela dei minori. Da diversi anni, soprattutto grazie all’intenso lavoro di importanti realtà che si occupano d’infanzia, Unicef in testa, il Parlamento ha avviato (e mai concluso) discussioni su bozze di legge istitutive. Nel caso del disegno di legge Carfagna, approvato dal Consiglio dei ministri nell’agosto di un anno fa, molti avevano ritenuto che fosse la volta buona.
E non è un caso che ora, seppur il testo risulti insoddisfacente anche per esponenti della maggioranza (in testa Alessandra Mussolini, presidente della Bicamerale infanzia), il governo spinga per una rapida approvazione.
Ma andiamo con ordine. Dopo il via libera in Consiglio dei ministri, il 12 gennaio 2009 è iniziato alle commissioni riunite Affari costituzionali e Affari sociali l’esame del ddl governativo e di tutte le pdl correlate, che si è concluso con l’approvazione di un nuovo testo il 23 settembre scorso. L’esame nelle commissioni, sia in sede referente che consultiva, è stato movimentato, e nonostante si sia deliberato di riferire in senso favorevole all’assemblea (per mantener fede alla promessa di una rapida approvazione della legge), Pd e Udc hanno annunciato che voteranno no. Anche l’Idv ha sollevato obiezioni e annunciato che presenterà propri emendamenti in assemblea, mentre PdL e Lega voteranno a favore. Fortemente critica Alessandra Mussolini, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia, che ha ribadito che a suo parere «non sussistono, allo stato attuale, le condizioni per presentare il provvedimento all’assemblea».
Ma cosa non va nel testo che si trova al vaglio dell’aula alla Camera (che dovrebbe pronunciarsi entro i primi dieci giorni di ottobre)? Sostanzialmente il fatto che il Garante sia una figura senza poteri, senza dotazione economica, un guscio vuoto senza possibilità di incidere davvero sui diritti che riguardano i bambini. Il ddl governativo C 2008, nel testo attuale, prevede ad esempio che il Garante non sia eletto da una maggioranza parlamentare qualificata, ma nominato d’intesa dai presidenti di Camera e Senato e che usufruisca delle risorse umane e finanziarie messegli a disposizione dal dipartimento Pari Opportunità (dicastero senza portafoglio) e con una copertura finanziaria non superiore ai 200mila euro; non è dotato inoltre di poteri sostanziali, poiché il suo intervento è quasi sempre subordinato o comunque condizionato dagli altri organi dell’ordinamento (dalla commissione parlamentare per l’Infanzia, all’Osservatorio nazionale infanzia, al Garante della privacy).


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