Famiglia

Nidi, il privato sorpassa il pubblico

L'Italia ha investito un miliardo di euro, ma siamo ancora fermi a una copertura bassissima, il 18,9%. Eppure sono stati creati più di 55mila posti negli asili nido in tre anni. E il privato ha fatto la parte del leone

di Sara De Carli

Un miliardo di euro per i nidi. Tanto è stato investito fra il 2007 e il 31 dicembre 2011, fra Stato centrale e Regioni. Gli obiettivi? Portare, per l’intero territorio nazionale, al 35% la diffusione dei servizi per l’infanzia (cioè i Comuni con servizi per l’infanzia) e al 12% la presa in carico (cioè i bambini tra 0‐3 anni che usufruiscono di servizi per l’infanzia). Un investimento importante, che proprio ora sta esaurendo la sua spinta. Con quali risultati? Un convegno organizzato dal Dipartimento delle Politiche per la Famiglia ha fatto ieri il punto. Presentando il Rapporto di monitoraggio al 31 dicembre 2011 (il testo completo in allegato). Ecco il quadro.

La copertura
Il sistema dei servizi cresce consistentemente nella sua dimensione: da 231.978 posti al 31/12/2008 a 287.364 al 31/12/2011, per una percentuale di copertura che passa dal 16,2% al 18,9%. Questo dato tiene conto, per la prima volta, anche dei servizi offerti da privati. «Nonostante l’impegno profuso, ancora oggi i tassi di accoglienza dei nidi e dei servizi integrativi per la prima infanzia rimangono bassi (18,9%), con qualche eccezione per alcune Regioni del Centro‐Nord», scrive il Rapporto.

Più privato che pubblico
I servizi privati rappresentano una percentuale significativa e crescente nel sistema (pari al 59,0% delle unità di offerta e al 47,5% della loro complessiva potenzialità ricettiva), ma al contempo cresce la percentuale di servizi privati accreditati e convenzionati con i Comuni (il suo valore, con riferimento ai dati offerti dalle Regioni che ne dispongono, corrisponde al 27,2% di tutta l’offerta privata, corrispondente all’11,1% dei posti totali). All’inizio dell’attività di monitoraggio, al 31/12/2008, nessuna macro‐area supera il 50% di posti nei nidi a titolarità privata e la percentuale di posti privati era del 39,5%; tre anni dopo, invece, sia il Nord ovest, sia il Sud e le Isole hanno più posti privati che pubblici, sebbene si tratti di nemmeno un punto percentuale in più del privato rispetto al pubblico. Nel complesso, quindi, il numero di posti nei nidi d’infanzia a titolarità privata è cresciuto notevolmente nel periodo considerato.
In conclusione, lo sviluppo dei servizi socio educativi per la prima infanzia seguito all’attuazione del Piano straordinario ha interessato sia la componente pubblica, sia quella privata. In rapporto alla tipologia di servizio, lo sviluppo del privato è stato percentualmente più consistente fra i servizi educativi integrativi, rispetto a quello avvenuto per i nidi d’infanzia. Inoltre, il privato punta a privilegiare servizi di dimensioni più ridotte; al contrario, il pubblico predilige servizi più grandi, dando luogo ad un maggior numero di posti disponibili a fronte di un minor numero di servizi sul territorio. Il pubblico si è concentrato sullo sviluppo dei nidi, che costituiscono la forma classica di offerta per la prima infanzia; al contrario, il privato si è sperimentato su entrambi i fronti, acquisendo una maggiore espansione nei servizi integrativi.

Il divario Nord-Sud
C’è ancora una netta spaccatura tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, con Regioni come l'Umbria,l’Emilia Romagna e la Toscana che raggiungono rispettivamente tassi di accoglienza pari al 31,9%, 31,5%, e 30,1% e altre Regioni come la Sicilia, la Calabria e l’Abruzzo che registrano rispettivamente tassi di accoglienza pari al 4,9%, 6,2%, 6,9%. Lo stato dei servizi per l'infanzia nelle Regioni meridionali, inoltre, continua a rappresentare una delle più evidenti cause indirette che concorrono ad aggravare il basso tasso di natalità e dell’occupazione femminile. Anche per mancanza di nidi, il Sud opta più del Nord per gli accessi anticipati alla scuola dell’infanzia: una scelta che si realizza proprio nel Mezzogiorno e solo marginalmente nel Centro/Nord (gli anticipatari alla scuola dell’infanzia sono fra il 3,1% e il 3,3% nel centro/nord, mentre nel sud salgono all’8,5%).

I costi
Il costo medio ora/bambino di servizio erogato è pari a € 4,5 per i servizi considerati complessivamente, con una sostanziale differenza tra quelli a titolarità pubblica e privata: è infatti di € 5,1 nei servizi a titolarità pubblica e di € 3,6 in quelli privati. Un educatore che svolge la sua attività nell’ambito di un nido pubblico a gestione diretta ha un costo orario medio pari a € 23,60, praticamente doppio rispetto a quello ‐ € 12,08 – relativo ad un nido privato senza posti in convenzione (€ 13,99 quello in un nido con posti in convenzione).
Nei nidi a titolarità pubblica gli importi medi delle rette applicate vanno da € 485 per il Nord‐Ovest a € 241 per il Sud e Isole, passando da € 415 del Nord‐Est e da € 325 per il Centro. In sostanza, gli importi relativi alla macro‐area Sud e Isole sono mediamente dimezzati rispetto (50,3%) a quelli applicati a Nord‐Ovest. La situazione non cambia per i servizi a titolarità privata, per i quali le tariffe medie ammontano a € 533 nel Nord‐Ovest, a € 446 nel Nord‐Est, a € 440 nel Centro e a € 291 nel Sud e Isole, per una differenza complessiva tra Nord‐Ovest e Sud e Isole del 45,4%.

I servizi educativi domiciliari
Un approfondimento è dedicato ai servizi educativi domiciliari, nati alla fine degli anni 90. Questi servizi sono quasi totalmente a titolarità privata: 851 servizi su 899, mentre solo 48 a titolarità pubblica. Le Regioni che presentano una maggiore numerosità di questi servizi sono la Lombardia (284) e il Veneto (245) cui fanno seguito con un certo grado di distanza il Piemonte (77), la Provincia autonoma di Trento (68), l’Emilia‐Romagna (58) e la Toscana (57). In questo panorama piuttosto variegato in termini di quantità di diffusione, le Regioni in cui sono presenti anche servizi a titolarità pubblica sono la Toscana, la Liguria, l’Emilia‐Romagna, la Calabria e la Sicilia.
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA