Famiglia

Nidi e volontari? Sì, ma non al posto degli educatori

Mission Bambini promuove da sempre il volontariato nel progetto modello “Nidi di comunità” che da oltre dieci anni offre opportunità educative a piccoli provenienti da famiglie in difficoltà. Nulla a che vedere con la contestata proposta lombarda. La differenza ce la spiega Alberto Barenghi, responsabile ufficio progetti della fondazione

di Antonietta Nembri

"Servizi 0-6: passaporto per il futuro" è un progetto nazionale – finanziato dal Bando prima infanzia di Con i Bambini – che ha l'obiettivo di offrire opportunità educative di qualità ad oltre 1.500 bambini di età 0-6 anni appartenenti a famiglie in difficoltà. Il progetto ha durata triennale e coinvolge 12 partner tra nidi, spazi gioco e scuole per l'infanzia distribuiti in otto regioni. Il modello di questa esperienza partita nel 2018 e che si concluderà nel 2021 sono i “Nidi di comunità” di Fondazione Mission Bambini «qui noi attuiamo un’apertura di questi servizi al territorio che ha il suo fulcro nell’attivazione del volontariato», spiega Alberto Barenghi, responsabile dell’Ufficio progetti della fondazione. «Parliamo di volontari a disposizione delle strutture del privato sociale e che favoriscono l’apertura dei servizi di qualità anche alle famiglie in svantaggio». Sono un centinaio i servizi per la prima infanzia attivati in questi anni.

La presenza dei volontari nelle strutture sostenute da Mission Bambini non ha però nulla a che fare con la proposta lombarda, recentemente contestata dai sindacati: «Noi siamo a favore della presenza del volontariato, ma devono esserci determinati criteri e standard: l’ipotesi che ho sentito di un rapporto 1 a 8 per il personale dei nidi per esempio non va bene, va a incidere negativamente sulla qualità del servizio», continua Barenghi. Che porta a testimonianza una ricerca sull’esperienza dei Nidi di comunità, fatta dall’Istituto degli Innocenti nel 2014 e che giudicava positiva la presenza dei volontari sottolineando come “l’utilizzo di queste risorse non possa prescindere dagli standard organizzativo-gestionali che costituiscono valore inderogabile per la qualità del servizio offerto”, mentre “lo stesso volontariato possa essere utilizzato in alcune funzioni accessorie o complementari che tuttavia possono contribuire allo sviluppo della qualità offerta dal servizio educativo”.

«La figura del volontario è accessoria, favorisce l’abbattimento dei costi ed è un fattore positivo, pensiamo soprattutto ad attività artistiche e laboratoriali dove possono apportare competenze professionali a fianco degli educatori» specifica Barenghi. «Penso per esempio ad al fatto che in alcuni nostri nidi abbiamo pedagogisti e medici volontari, sono figure che aumentano la qualità del servizio, ma gli standard di base, la qualità del servizio educativo e il progetto personalizzo per ogni piccolo sono a monte».

Per il responsabile dei progetti, inoltre, nell’ottica di Mission Bambini la presenza del volontariato è in ottica «generativa: è un’attivazione della comunità, capace di generare valori e relazioni tra le famiglie perché purtroppo ancora oggi i nidi vengono visti come servizi costosi e a pagamento. È la logica che deve cambiare ed è per questo che noi siamo favorevoli a far sì che i servizi 0 – 6 anni vengano considerati unitariamente», conclude. In pratica anche il nido deve essere un servizio a domanda universale e non più individuale come è ancora oggi.

In apertura image by Bill Kasman from Pixabay

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.