Non profit

New global, cioè non slogan ma nuovi stili di vita

L'idea new global è quella che non accantona le emergenze ma le affronta proponendo alternative. Come si farà a Porto Alegre

di Giuseppe Frangi

New global: è piaciuto lo slogan con cui Vita ha accompagnato il suo rilancio. è piaciuto il leit motiv «cambiare stile di vita». Non è evidentemente una questione di gusti. Il motivo crediamo di averlo individuato: la definizione di new global, lanciata da Luigi Bobba nei tristi giorni del dopo Genova, è la porta aperta a tutti gli uomini che non stanno bene nella similpelle che il sistema ci ha cucito addosso. Una porta aperta per tutti coloro che hanno sentito come opprimente il teatrino sviluppatosi in questi mesi tra gli ideologi dell?antiglobalizzazione e i crociati della civiltà occidentale. Una via di uscita per tutti, perché non suggerisce teoremi o slogan, ma strade da percorrere, stili di vita, appunto, da vivere concretamente ogni giorno. Ne è un esempio il tema di copertina di questo numero: di auto ci si ammala nelle nostre città, le più belle città del mondo. Uno sviluppo assolutamente folle ci ha fatto diventare una nazione monstre in cui nasce un bimbo ogni quattro auto vendute.
L?idea new global è quella che non accantona questa emergenza ma l?affronta in modo radicale e strutturale, proponendo soluzioni e alternative. Che senso ha far viaggiare un paese a 150 all?ora quando per incapacità e per sudditanza lo si tiene perennemente in coda già alle porte delle grandi città? Davvero, come vedete, c?è tanto bisogno di buon senso new global… È solo un esempio, quello delle auto. Potremmo citarne infiniti altri, legati a ogni nostra azione quotidiana, dal lavorare al mangiare, dal divertirsi allo stare insieme. Questa è appunto la linea editoriale del nuovo Vita. E, ne siamo convinti, è la prospettiva che sentiremo riecheggiare la settimana prossima a Porto Alegre. Un appuntamento atteso, festoso, e per certi versi anche di tendenza. Il World social forum, al di là di qualche slogan velleitario che ogni tanto sentiremo riecheggiare, sarà invece la prova che un mondo diverso non solo è possibile, ma è già in atto. Sono già idee nuove praticate da milioni di persone di diverse nazioni e culture, prospettive finalmente umane di sviluppo che si declinano nella scelta concreta di vita di una moltitudine di persone che saranno là e delle molte di più che seguiranno quell?appuntamento da distanza. Saranno e saremo in tanti a Porto Alegre: un appuntamento che riempie di allegria soprattutto se rapportato a quell?altro appuntamento di un mondo terminale e in declino che si tiene quest?anno a New York, in luogo della consueta cassaforte di Davos. Un mondo arrivato al capolinea, per incapacità di affrontare le tremende e affascinanti questioni che questa nostra epoca propone. I potenti di Davos sono prigionieri di una logica che stremato l?Argentina, che tiene inchiodato alla povertà miliardi di persone, che lascia il Medio Oriente nella trappola dell?odio e della dipendenza dal petrolio. Una logica che ora, dopo l?11 settembre, si misura con una dimensione planetaria della violenza e del rischio.
Per questo, i temi in agenda a Porto Alegre sono tutti temi centrali per il nostro futuro. A cominciare da quei Bilanci partecipativi che, per la prima volta, vedranno in prima linea tante amministrazioni pubbliche. Sono esperienze ancora piccole, di cui Vita si occuperà diffusamente nel prossimo numero, ma che dimostrano come l?intelligenza new global introduca, nel momento della massima omologazione, un nuovo seme di democrazia partecipata, discussa e diffusa. Nella società delle élite e dei think-tank inaccessibili, si fa largo un fenomeno nuovo, quello del desiderio di essere responsabili delle scelte e del destino comune. Per questo, in un contesto così segnato da negatività di ogni tipo, ci sono buone ragioni per essere ottimisti. Perché se c?è tanta gente che vuole bene a se stessa, e perciò al prossimo e alle generazione future, da dimostrare tanto entusiasmo e tanta intelligenza, è un delitto non essere ottimisti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.