Politica

Netanyahu risponde ad Ahmadinejad

Dopo il discusso intervento del leader iraniano alle Nazione Unite arriva la replica israeliana

di Redazione

Un discorso ancora una volta pieno d’odio antisemita. Dopo aver abbandonato l’aula dell’Assemblea Generale durante l’intervento di Mahmoud Ahmadinejad, insieme a molte altre delegazioni, gli israeliani attaccano il discorso del presidente iraniano. E ribadiscono che sono pronti a reagire in modo «netto e rapido» alle politiche anti-israeliane ancora una volta rivendicate da Ahmadinejad che ieri ha dichiarato che «non è più accettabile che una piccola minoranza domini la politica, l’economia e la cultura della maggior parte del mondo con una complicata rete e tabilisca una nuova forma di schiavitù».
«Non permetteremo ad un leader pericoloso di minacciarci con un altro Olocausto», ha dichiarato Benjamin Netanyahu in un’intervista ad Israel Hayom commentando il discorso. Il premier israeliano ha anche spiegato di «non aver assistito al discorso di Barack Obama per non sedere nella stessa sala con il presidente iraniano che ha negato l’assassinio di sei milioni di ebrei oltre a chiedere l’annientamento di altri sei milioni». Un discorso tutto incentrato «sull’odio che conferma il pericolo costituito dall’Iran», ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu, Gavriela Shalev. Mentre per l’ambasciatore negli Stati Uniti, lo storico di origine americana Michael Oren, «il discorso, in cui ha detto che “gli ebrei sono una piccola e avida minoranza che controlla il mondo attraverso la  schiavitù”, è stato un classico dell’antisemitismo ed ha mostrato la verità a chiunque ancora possa avere dubbi sulla vera natura del regime in Iran».
Israele non accetterà il ritorno ai confini del 1967. È il messaggio forte e chiaro lanciato dal premier dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu, in un’intervista rilasciata al quotidiano israeliano ‘Haaretz’. Il premier ha definito “positive” le affermazioni del presidente Usa Barack Obama sul Medio Oriente. Precisando però «le cose che ha detto sull’occupazione non sono nuove. Le ha già dette al Cairo, e in effetti questa è la formula adottata dalla Road Map e non dice che dobbiamo tornare alle frontiere del 1967».
«Questa», ha proseguito Netanyahu, «è la formula adottata dai governi prima di quello da me ora guidato, e che non ha concordato di tornare alle frontiere del 1967. E anche noi certamente non lo accetteremmo. E anche in materia di insediamenti non dice niente di nuovo. Queste divergenze non dovrebbero impedire l’avvio del processo che, se avrà successo, deciderà sulla questione».
Quanto agli insediamenti, Netanyahu all’emittente televisiva Usa Nbc ha ribadito la sua posizione. «Non possiamo congelare la vita», perchè «c’è un quarto di milione di persone che vivono in queste comunità. Hanno bisogno di asili, di scuole, di ospedali. Vivono. Io mi sono impegnato a non costruire nuovi insediamenti, mi sono impegnato a non espropriare altri terreni per gli insediamenti esistenti. Ma la gente deve vivere, e non si può congelare la vita».

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