Che città strana è Milano, la città che abito da più di quarant’anni e che sento mia. Che città strana, che tiene le sue parti più belle nascoste dentro i cortili o gli angoli, senza esibirli mai. Pudica e mai sfacciata. Strana a partire dal suo bellissimo Duomo che come ebbe a scrivere Clemente Rebora, è un’unicità gotica: “Il portentoso Duomo di Milano non svetta verso il cielo, ma ferma questo in terra in armonia nel gotico bel di Lombardia”. Una stranezza che si ama appena la frequenti. Una stranezza che ne definisce il carattere che in qualche occasione si esprime pubblicamente, non perchè si abbia voglia, ma perchè “si deve”.
Come in questi giorni dopo lo scempio di idiozia e di violenza dei black bloc, ecco che spontaneamente tanti cittadini, quando ancora il fumo si alzava dai roghi, sono scesi in strada con le ramazze e gli stracci per ripulire tutto, per spazzare dalle strade e dai ciò che restava di pensieri malati. Così anche oggi, in migliaia come veri e propri White bloc, a rispondere all’invito di un sindaco, Giuliano Pisapia, che ha saputo interpretare l’anima di questa città con l’invito a mobilitarsi per #NessunoTocchiMilano. Si deve reagire, bisogna dir di no ogni tanto e soprattutto, bisogna riprendere perchè domani è già lunedì. Non si faccia retorica sull’amore dei milanesi per la loro città, è cosa segreta tutt’al più, è voglia di dire che città è cosa loro non per sottolinearne la proprietà ma per esercizio di responsabilità. E guai a chi la tocca e a chi la sconcia.
Grazie ad una bella mostra a Casa Testori e all’amico scrittore Luca Doninelli, ho avuto modo di riscoprire non per filologia ma per amore e passione a questa città, Bonvesin de la Riva che della Mediolanum, appunto ne cantava le meraviglie con la tigna di un notaio e con la passione di un poeta. Scriveva Bonvesin nel 1300: “La libertà di cui questa città è per natura dotata è tanto grande, e tanto forte è la protezione dei santi che qui hanno sepoltura, che non vi è dominio di tiranno straniero che possa occuparla a lungo, se non nel consenso dei cittadini; e ben lo si è visto ai nostri giorni. Nessun tiranno osi dunque preparare qui una sede per il proprio dominio: scoprirà come sia viscida la coda di questa anguilla”.
L’anima di Milano che ha resistito a tanti poteri e a troppe ambizioni oggi si è scrollata di dosso ciò che l’idiozia violenta le aveva lasciato.
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