Non profit
Nessuno vuole i tunisini
Guerra politica fra Francia e Italia, contesa su Schengen
Ora è guerra, a parole, tra Francia e Italia, divise sul destino dei profughi tunisini che sbarcano in Italia ma vogliono in massa ricongiungersi ai propri familiari nel paese di Sarkozy. La vicenda politica e umanitaria è al centro dell’attenzione dei giornali di oggi.
- In rassegna stampa anche:
- OCCUPAZIONE
- CARCERE
- POVERTA’
“Migranti, crisi Italia-Francia” è il titolo che apre il CORRIERE DELLA SERA. E in sommario: “La linea di Sarkozy: bloccare i profughi. Ira di Maroni”. Giannelli sintetizza nella sua vignetta: Berlusconi e Sarkozy si sfidano a ping-pong, la pallina però è un profugo. Il commento di Massimo Nava parte dalla prima e prosegue a pagina 56: “Doppiezza parigina nel segno di Le Pen”. “La doppiezza francese – scrive Nava – si spiega in estrema sintesi con un nome, Marine Le Pen, la brillante condottiera del Fronte Nazionale che, come suo padre, miete consensi negli strati popolari agitando le questioni dell’immigrazione e della sicurezza. Marine Le Pen è meno inelegante di Bossi, non dice «immigranti fuori dalle balle», ma è più elettoralmente penetrante nel coniugare la questione immigrazione a quella dell’identità nazionale. Sarkozy e la destra gollista sono costretti a inseguirla sullo stesso terreno”. La “guerra” italo-francese è spiegata alle pagine 2 e 3. “Sì ai permessi temporanei. La Francia ci è ostile” è il titolo che sintetizza la posizione del governo. Interessante il pezzo di taglio, scritto da Fiorenza Sarzanini, sulla posizione del ministro dell’Interno: “Maroni stretto tra il «no» di Parigi e le pressioni elettorali del Carroccio”. Scrive la Sarzanini: “Ostenta sicurezza il ministro, ma l’agitazione che si respira al Viminale ha motivi fin troppo evidenti: se davvero Parigi dovesse dare seguito alla minaccia di respingere gli stranieri, tutti i tunisini arrivati a Lampedusa resteranno liberi di girare nel nostro Paese. Chi ha ottenuto il permesso provvisorio — e cioè oltre 20.000 persone— non potrà più essere tenuto nei Cie o nelle strutture provvisorie che sono state allestite in queste settimane. La «sanatoria» approvata con l’obiettivo di distribuire in Europa chi è arrivato dal Nord Africa in questi primi tre mesi dell’anno, rischierebbe di rivelarsi un boomerang per l’Italia. Sa bene Maroni che la vera partita a questo punto si gioca in sede europea. Per lunedì è già fissato il consiglio della Ue dei ministri di Giustizia e Interno.” E più avanti: “Il problema dell’immigrazione mostra come con il trascorrere dei giorni Maroni sia sempre più stretto tra le pressioni della Lega che guarda alle elezioni e continua ad alzare il livello delle dichiarazioni e la necessità di non procedere con misure emergenziali che poi possono avere un effetto contrario a quello previsto. Ufficialmente si marcia insieme e con la massima sintonia, in realtà le ultime sortite di Umberto Bossi sono servite soltanto ad esasperare il clima, facendo mancare in alcuni casi anche la sponda dell’opposizione sulla quale Maroni aveva finora potuto contare. Un isolamento pericoloso, tenendo conto che l’intesa con il governo di Tunisi appare fragile e non realizzabile in tempi rapidi”. A pagina 3 le posizioni della Francia, sintetizzate nelle prime righe del pezzo di Stefano Montefiori: “L’Italia escogita il permesso temporaneo per lasciare che i tunisini raggiungano la Francia, vera meta del loro viaggio, e la Francia risponde con cinque condizioni: al momento di essere controllati, gli stranieri dovranno essere muniti di un titolo di viaggio valido, di un documento di soggiorno in corso di validità, dimostrare di disporre di risorse sufficienti (62 euro al giorno a persona, 31 euro se dispongono di un alloggio) , non costituire una minaccia per l’ordine pubblico, non essere entrati in Francia da oltre tre mesi. In mancanza di questi requisiti, saranno riaccompagnati in Italia”.
«L’intollerabile posizione della Francia sugli immigrati» dice un personaggio di Ellekappa; «Hors des balles» gli risponde l’altro: la sintesi forse migliore della tensione franco-italiana che si guadagna il titolo di apertura de LA REPUBBLICA: “Immigrati, guerra Parigi-Roma”. Nel sommario in modo ancora più chiaro si riferisce: “La Francia: li respingeremo. Il Viminale: siete ostili, uscite da Schengen”. Lo scontro si guadagna le prime pagine interne e un bel commento di Chiara Saraceno: “L’internazionale del cinismo”. Malta, Francia, Italia fanno una «bella gara internazionale di cinismo e di scaricabarile, ove l’Europa come entità politica si mostra in tutta la sua consistenza, incapace di far valere le proprie stesse norme a fronte dell’autarchia egoistica dei singoli paesi. Se non muoiono prima, i migranti e il loro disagio divengono uno strumento di ricatto interno (nella lotta politica) ed esterno (verso gli altri paesi)». La cronaca sembra dare ragione alla sociologa: Parigi promette di respingere i tunisini cui l’Italia ha rilasciato il permesso di soggiorno provvisorio, Roma risponde che «mostrare i muscoli è sbagliato, mettere le truppe sulle frontiere è la cosa più sbagliata». Intanto la Commissione Europea fa sapere che il documento rilasciato dall’Italia non implica la libertà di circolazione all’interno del trattato di Schengen. Insomma il caos, stigmatizzato dal Vaticano, tramite monsignor Crociata: «la prospettiva dell’ospitalità rischia di dividere l’Italia». Quanto alla dimensione politica, ecco il retroscena di Alberto D’Argenio. «Sull’emergenza immigrazione, ci giochiamo le amministrative, rischiamo di perdere il 5% dei voti»: Berlusconi lancia l’allarme (consapevole che per Sarkozy è lo stesso). Oggi ci sarà un vertice fra Maroni e il suo omologo francese, ma da Bruxelles arrivano notizie non confortanti: non c’è una maggioranza in grado di sostenere la richiesta italiana di attivare la direttiva europea che imporrebbe alle capitali europee di accogliere i migranti. In casa Lega cresce il nervosismo, anche nei confronti di Maroni il buono: a Radio Padania i militanti parlano a briglia sciolta. «Il nano è buonista, molliamolo»; «Invadiamo di maiali Lampedusa», i migranti «vanno presi a pallottole, come in Spagna».
«Immigrati, Sarkozy ci fa la guerra» è il titolo della fotonotizia al centro della prima pagina de IL GIORNALE. «Ostilità», recita la didascalia al centro, tra i volti di Sarkozy e Maroni. Nelle pagine interne si chiarisce il concetto: «Nessuno vuole tenere i clandestini e Sarkozy ci lancia la bomba umana». Scrive Emanuela Fontana: «I tunisini arrivati a Lampedusa devono rimanere tutti in Italia. Non c’è uno spiraglio di collaborazione, per ora, né dalla Francia né dall’Europa. I nordafricani in fuga dal loro continente non li vuole nessuno. Parigi e Bruxelles ricordano l’elenco delle regole, la collaborazione non può esistere. L’immigrazione è una faccenda italiana». il ministro dell’Interno Maroni ha definito «ostile» la risposta della Francia a Roma. «Se Parigi ha intenzione di respingere i tunisini, “allora esca da Schengen, o sospenda il trattato”, ha avvertito Maroni. L’Italia è Europa, l’ultimo dito di terra nel mare, ma l’emergenza non è affare di tutti». Il commento sulle polemiche parlamentari di ieri è affidato a Mario Giordano che scrive: «Danzano con le polemiche persino sui cadaveri». Il deputato Idv che ha scritto «Maroni assassino» viene equiparato al «”Tragedia evitabile”, proclama la Caritas». Sempre della «tragedia del mare» scrive anche Luca Doninelli. «E’ doverosa la pietà, ma basta sensi di colpa» è il titolo del suo commento. «Di fronte all’immensa tragedia dei duecentocinquanta morti per mare diretti verso l’Italia, al di là degli echi della solita malafede politica (che ormai c’è sempre in ogni caso) sento ripetere un ritornello che anch’io ho ripetuto tante volte: è colpa nostra, è colpa mia. Lo dicono giornalisti, vescovi, intellettuali: i colpevoli siamo noi». Si chiede Doninelli: «tutti questi sensi di colpa che cos’hanno prodotto? Ha ragione il Woody Allen di Match Point : hanno prodotto soprattutto tante autogiustificazioni e, alla fine, una marea di cinismo. Il grande poeta Charles Péguy diceva che a Dio non piace la gente che si macera e si tormenta pensando ai propri peccati. “Quei peccati che tanto ti affliggono, amico, era semplice: bastava non commetterli…”».
Si apre sui “Sopravvissuti” al naufragio nel Canale di Sicilia il MANIFESTO che nel sommario che rinvia alle pagine dalla 2 alla 4 tratta i temi legati a sbarchi e rapporti Italia Francia, riassume: «Nel mare in tempesta si cercano i sopravvissuti del naufragio ma si trovano solo cadaveri. L’Europa “assiste” e alza barricate contro i disperati in fuga da guerra e fame. Sarkozy chiude la frontiera: “Bloccate gli esuli”. Il ministro Maroni: “Francia ostile”. Il governo al Quirinale dopo l’accordo con le regioni. Silenzio sul disastro della guerra Nato in Libia, i raid colpiscono Tripoli e, con fuoco amico, anche gli insorti. Civili sotto tiro». Alle pagine 2 e 3 accanto all’apertura dedicato ancora ai sopravvissuti al naufragio “Il miracolo di Asha” che prende spunto dalla donna, incinta di otto mesi che si è salvata, si trovano gli articoli che parlano della diatriba tra Francia e Italia. C’è il colonnino sul botta e risposta di Maroni con la Francia «Se ferma i migranti è fuori da Schengen» e ad aprire pagina 3 l’articolo di Anne Marie Pommard “Parigi non cede e alza le barricate” in pratica si sottolinea nell’articolo: «(…) La Francia fa sapere che non intende condividere il “fardello” con un altro stato membro e che nessun trattato lo prevede (…)» e il riferimento è alla circolare arrivata ai prefetti francesi. Di spalla un appello “Europa unita per il diritto a partire e restare” firmato da: European Alternatives (Transnazionale), Movimento Federalista Europeo (Italia), Egyptian Democratic Academy (Egitto), Migrant Rights Network (Gran Bretagna), Flare (Transnazionale), Arci (Italia), Osservatorio Europa (Italia), Tavola della Pace (Italia). Si legge «L’Europa è di fronte ad un’occasione unica per sanare le storiche ferite che la dividono dai paesi del Maghreb, sostenendo la transizione democratica in atto. Ma assente come entità politica, in questi giorni cruciali, l’Unione Europea si mostra agli occhi del mondo divisa tra la diplomazia delle bombe di Sarkozy, la paranoia xenofoba del governo italiano e l’indifferenza tedesca. (…) Come la recente querelle tra Francia e Italia sulla questione dei migranti tunisini dimostra, la mancanza di una vera politica europea sulla migrazione ha determinato, insieme ad evidenti ingiustizie e a lesioni gravi del diritto internazionale, una situazione confusa, incerta e contraddittoria incapace di garantire la tutela dei diritti umani, civili, politici, sociali ed economici dei migranti e dei richiedenti asilo. Consapevoli che l’accoglienza di chi fugge dalla povertà e dalle guerre è necessaria ma non sufficiente sosteniamo la richiesta che emerge da tutti i movimenti sociali dei paesi africani per il diritto a restare e a partire. (…)» Seguono poi sette punti che vanno dal garantire il pieno rispetto delle domande e aspirazioni democratiche dei popoli del Maghreb al «(…) Superamento del legame tra cittadinanza e nazionalità – che esclude milioni di immigrati dai diritti politici, sociali e civili – al fine di fondare la cittadinanza europea sulla residenza» per finire con il rilancio della politica europea di aiuto allo sviluppo.
Richiamo in prima su IL SOLE 24 ORE per la questione “La Francia pronta a bloccare l’ingresso dei tunisini. Maroni: Parigi esca da Schengen”. Commento del SOLE a pagina 18 “I cavilli di Schengen e la finta grandeur”: «Che la gestione dei flussi migratori provenienti dal Nordafrica e non solo, tanto più in una situazione di emergenza umanitaria come quella attuale, debba essere affrontata in sede europea è fin troppo ovvio. Che l’Europa non se ne occupi, o se ne occupi a giorni alterni senza mai decidere, è sotto gli occhi di tutti. Ancor più bizzarro è che all’interno dell’Europa ci possa essere financo l’applicazione parziale e irrituale delle regole a seconda delle convenienze del momento, peggio ancora se elettorali. Non ci sono dubbi: i nordafricani che otterranno in Italia il permesso provvisorio di soggiorno possono circolare liberamente all’interno dei Paesi della Ue che hanno sottoscritto il Trattato di Schengen. Fatto salvo il rispetto di norme più generali quali, per esempio, il possesso dei documenti d’identità. Se la Francia, come dichiara il suo ministro dell’Interno, respingerà alla frontiera i nordafricani in possesso di permesso provvisorio, contravverrà alle norme Ue. Il Trattato sulla libera circolazione degli uomini e delle merci non ammette interpretazioni. La Francia, Paese fondatore assieme all’Italia della stessa idea d’Europa, si attivi per portare a Bruxelles il dossier per la gestione comune dei flussi migratori. Questa sì che sarebbe un’azione da grande Paese europeo civile e responsabile. Con i cavilli su Schengen non si va lontano».
ITALIA OGGI dedica più spunti al caso Italia-Francia sull’immigrazione. Si parte con l’analisi di Pierluigi Magnaschi “Sarkozy rompe la Libia ma non ne vuole i cocci”. Secondo il giornalista «allo stato attuale non è il caso di parlare di respingimenti. Bisogna semmai smetterla con gli “spingimenti”. Bisogna cioè arrestare subito i bombardamenti degli alleati e trovare una soluzione politica per calmare il gioco. Intanto si tratta di organizzare l’accoglienza di coloro che sono già arrivati. Sarkozy che giocando da «piccola marmotta napoleonica» ha provocato questa catastrofe, adesso, contravvenendo al motto che «chi rompe paga e i cocci sono suoi» intende opporsi anche all’ipotesi che gli immigrati possano arrivare fino in Francia. La sua posizione, oltre che a collidere contro gli impegni che il suo paese ha assunto con la Ue, rappresenta un gesto di arroganza inescusabile da parte di un leader politico che vede nella Ue solo una mucca da mungere». Franco Adriano firma “Tunisini, la Francia nega la libertè” sottolineando l’atteggiamento della Francia dopo che l’Italia ha concesso il «permesso di soggiorno temporaneo agli oltre 20mila tunisini e agli altri nordafricani entrati illegalmente in Italia fra il primo gennaio e il 5 aprile 2011». «Dopo aver respinto a Ventimiglia gli immigrati tunisini pretendendo di considerarli un problema esclusivamente italiano», spiega Adriano, «ieri i francesi hanno puntualizzato che gli Stati membri hanno il diritto, in generale di rilasciare permessi temporanei ai cittadini di paesi terzi come prevede la direttiva sui rimpatri; ma avere un permesso, per queste persone, non significa avere un diritto automatico di viaggiare nello spazio Schengen. I tunisini, insomma, devono rispettare alcune condizioni stabilite dalla Convenzione di Schengen: possedere un titolo di viaggio, avere mezzi di sussistenza, e non costituire un rischio per la sicurezza pubblica del paese in cui si recano». Come se ne esce? La palla passa «al ministro dell’Interno, Maroni, e al suo collega francese, Claude Guéant che si incontreranno oggi a Milano. ma il ministro dell’Interno ha già anticipato che per lui se i francesi vorranno rifiutare i tunisini dovranno uscire da Schengen». Più defilata una notizia importante sul fronte immigrati. Firmato da Alessandra Ricciardi “E sugli immigrati vince Gabrielli”. « E già si parla di modello Albania. La Protezione civile torna in campo nella gestione dell’emergenza immigrati, dopo settimane in cui il dipartimento era stato messo all’angolo, quasi sparito dalla gestione degli sbarchi e dall’allestimento dei campi profughi. Ieri la retromarcia del governo. Il consiglio dei ministri ha nominato Franco Gabrielli, numero uno di Via Ulpiano, commissario straordinario per l’emergenza. Un risultato che i rumors di Palazzo imputano non solo alla presa di posizione del sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, da sempre sensibile al settore, ma anche alle forti critiche giunte dalla regioni, che hanno lamentato l’assenza di coordiamento e la decisione di non ricorrere al pieno coinvolgimento delle forze dei volontari, sostituiti anche nel montaggio delle tende dai vigili del fuoco per scelta del ministero dell’interno».
“Scaricabarile sui migranti” strilla AVVENIRE che parla dello scontro a distanza tra Italia e Francia da pagina 4 a pagina 7. Vigilia carica di tensione in vista del vertice di oggi in prefettura a Milano tra il ministro dell’interno Maroni e il collega francese Gueant. Roma punta alla libera circolazione, ma Parigi si oppone. In una intervista il sottosegretario Mantovano, che ha ritirato le dimissioni, sostiene che «i Paesi europei non possono opporsi al transito dei migranti nei loro territori». Per il giurista Andrea Pin «L’Europa ha tradito Schengen e l’Italia con quel permesso ha fatto un favore all’intera Europa. Infatti, il permesso presuppone l’identificazione: in questo modo gli stranieri sono stati resi identificabili». A pagina 6 l’appello del vescovo Crociata che chiede di “Rivitalizzare la cultura dell’accoglienza” con uno sguardo sul futuro. «Urgente affrontare non solo l’emergenza ma anche la lunga durata della presenza immigrata». La posizione del giornale dei vescovi è affidata anche all’editoriale “Paure incrociate” firmato da Fulvio Scaglione che esordisce così: « La rissa (verbale e politica) tra Italia e Francia sugli immigrati tunisini delinea una situazione in cui, come capita con le risse, tutti hanno buone ragioni che difendono nel peggiore dei modi. Fino, appunto, ad avere tutti torto». Dopo aver ricordato la prolusione del cardinale Bagnasco all’ultimo consiglio permanente Cei, Scaglione sostiene che«da molti anni descriviamo le migrazioni solo come una seccatura, un problema. Dobbiamo rovesciare la prospettiva: sono inevitabili, in certa misura utili, in qualche modo indispensabili. Solo affrontando la realtà potremo poi prendere le giuste misure per mantenerle in limiti accettabili, regolarle con umanità, gestirle senza confusione, renderle profittevoli per i Paesi d’accoglienza».
LA STAMPA svela il retroscena della reazione francese. “L’incubo Marocco e Algeria fa alzare la voce a Parigi”. Alberto Mattioli, corrispondente da Parigi, scrive: «Il pugno di ferro serve a Sarkozy per riconquistare l’elettorato di destra». Mattioli fa un ritratto di Guéant «primo flic di Francia, consigliere numero uno del Presidente e bestia nera di Roberto Maroni. E’ uno degli uomini più potenti di Francia, ma non è mai stato eletto. Ha fatto tutta la carriera nell’ombra come gran burocrate. Non per niente è sopranominato Il cardinale. Classe ’45, famiglia borghese, passato naturalmente per l’ecole national d’administration. Il Presidente lo stima, però non sono dello stesso genere. Sarkò da del tu ai suoi collaboratori più stretti, con Guéant è sul voi fisso». Nonostante la presenza di quest’uomo, Mattioli conclude « i sondaggi per Sarkozy restano pessimi». Reportage di Pierangelo Sapegno da Nizza dove «solo nei vicoli i tunisini si sentono al sicuro». Sapegno parla con due immigrati, Tafouik e Chokri che dicono: «la Francia è un Paese bellissimo, poi parliamo la stessa lingua. Non è come in Italia, qui c’è meno disoccupazione, qualche lavoro si può trovare».
E inoltre sui giornali di oggi:
OCCUPAZIONE
LA REPUBBLICA – R2 apre con una inchiesta interessante. “Quei netturbini con la laurea pagati mille euro al mese così studiare diventa uno spreco”. Un corso di laurea costa circa 16mila euro (che salgono a 46mila se fuori sede), un investimento che però non pare redditizio, dato che cresce il numero di laureati che trovano solo impieghi non qualificati. Secondo l’Istat, nel secondo trimestre 2009 circa 2,2 milioni di giovani fino a 34 anni laureati o diplomati (corrispondenti al 47,1 per cento del totale) possiede un titolo di studio superiore a quello richiesto per svolgere la propria professione. LA REPUBBLICA ne intervista alcuni: guardiani di sala al museo, bigliettai, netturbini, cassieri in pizzeria…
CARCERE
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina, a piede nella striscia verde, per la morte di un ventiduenne che si sarebbe suicidato nel carcere di Bari “Dopo le torture, il «suicidio»” titola il richiamo che rinvia a pagina 8 dove si racconta la storia di Carlo Saturno il giovane detenuto che «aveva denunciato nove agenti» e che per i pm è stato «Istigato al suicidio». Di spalla Patrizio Gonnella, presidente di Antigone firma l’articolo “Carlo è morto. E anche la giustizia”. « (…) Carlo Saturno è morto senza avere avuto una, che sia una, chance di giustizia. Arrestato quando era giovanissimo è andato a finire nel carcere minorile di Lecce. Qui, quella che poteva apparire una classica “squadretta” di agenti, ma che ora sempre più assomiglia a uno squadrone della morte, usava torturare i ragazzi. Lui, a differenza di chi in quel contesto indossava la divisa e usava la violenza, alle istituzioni ci aveva creduto. E ci ha continuato a credere sino alla morte. (…) Non è invece chiaro cosa sia accaduto nelle ultime due settimane. Pare che Carlo Saturno avesse subito pressioni da alcuni poliziotti, non si sa se verbali o fisiche. Pare che fosse impaurito e che avesse chiesto di essere trasferito. Pare che fosse depresso e nonostante questo pare che fosse stato messo in isolamento. Pare che i segni del lenzuolo al collo, con il quale si sarebbe impiccato, non fossero tali da giustificare la morte per asfissia. (…)» E chiude sottolineando: «(…) In questo articolo ho volutamente usato la parola tortura, pur non essendo quest’ultima un crimine per la legge italiana. Se il legislatore avesse seguito le indicazioni delle Nazioni Unite il delitto di tortura avrebbe dovuto essere codificato sin dal lontano 1987 e avrebbe dovuto prevederne l’imprescrittibilità. Se così fosse avvenuto il processo leccese sarebbe oggi ancora in vita. Invece sia il processo che Carlo Saturno sono tragicamente morti. (…)»
POVERTA’
AVVENIRE – A pagina 15 il servizio “Accattonaggio, i sindaci non possono vietarlo” parla della bocciatura da parte della Consulta della norma che assegnava agli amministratori poteri speciali. Il ministro Maroni parla di un “errore” e promette: «ripristineremo al più presto il potere di ordinanza dei sindaci».
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