Mondo

Nessuno tocchi chi compie i “reati di solidarietà”

Nasce un Osservatorio per proteggere e difendere gli autori dei cosiddetti “reati di solidarietà”, azioni di aiuto o di disobbedienza civile compiute a favore di migranti e rifugiati. Affinché nessuna persona sia perseguita per aver portato soccorso altre persone

di Gabriella Meroni

Si chiama Osservatorio sulla criminalizzazione della società civile e ha un unico obiettivo: proteggere e difendere gli autori dei cosiddetti “reati di solidarietà”, azioni di aiuto o di disobbedienza civile compiute a favore di migranti e rifugiati, considerate atti di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Come le attività delle ong nel salvataggio in mare finite negli ultimi mesi nel mirino della magistratura e di una campagna mediatica di criminalizzazione.

L’Osservatorio, di cui fanno parte Medici senza frontiere, Amnesty International e Arci, è quello di operare come strumento per monitorare e denunciare gli abusi nei confronti delle organizzazioni, degli attivisti e dei cittadini solidali. “Ci proponiamo di dare sostegno legale, individuando pratiche di auto-aiuto, a chi viene colpito da provvedimenti vessatori, infamanti e discriminatori, e di articolare una contro-narrativa mediatica che mostri quanto di straordinario producono le Ong e i cittadini solidali, spesso riparando alle mancanze, quando non agli abusi, delle istituzioni” sottolineano i promotori. L’Osservatorio si compone di due gruppi di lavoro: il primo impegnato sui temi della comunicazione, il secondo nel sostegno e nella difesa degli attivisti incriminati per atti di solidarietà e nella promozione a livello europeo e nazionale di misure legislative e normative.

Tra gli impegni principali c’è quello di costituire una rete di attivisti a livello italiano ed europeo in grado di scambiarsi informazioni, darsi mutuo sostegno e far valere la propria voce a livello mediatico, giuridico e istituzionale; individuare e denunciare i tentativi messi in atto per infangare e contrastare le iniziative solidali; connettere i professionisti e gli attivisti impegnati nella comunicazione così da fornire a giornalisti e media un’informazione puntuale che contrasti la criminalizzazione della solidarietà e degli attivisti umanitari; raccogliere un archivio delle buone pratiche in corso e della giurisprudenza sul tema in Italia e in Europa. Inoltre si cercherà di rendere più stretto e operativo il rapporto con le Ong degli altri Paesi europei.

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