Non profit

Nessuno gioca solo. Dialogo con Gary Chalk

C'è un gioco positivo e sociale, quello dei giochi da tavolo. Un fenomeno in crescita, anche dal punto di vista del mercato, che vede giocatori esperti e neofiti dedicarsi con la stessa passione a qualcosa che - ci spiega l'illustratore Gary Chalk -le nuove tecnologie non potranno cancellare.

di Marco Dotti

Gary Chalk è un giovanotto inglese di sessant'anni. Nato e cresciuto nella  contea di Hertfordshire, nell'Inghilterra orientale, è un nome di culto per almeno due generazioni di lettori, che lo hanno conosciuto grazie al suo contributo come disegnatore della serie di Lupo Solitario, firmata da Jo Dever, della quale ha illustrato i primi 8 volumi.  Maestro del libro-gioco (o libro-game) Chalk è stato tra i protagonisti di Play, l'affollatissimo festival del gioco che si è tenuto a Modena lo scorso 6 aprile, dove lo abbiamo incontrato. A interessarlo e interessarci è soprattutto la vitalità dei giochi da tavolo, che si fanno con gli amici o in famiglia, vero antidoto alla dilangante e avvilente dipendenza da azzardo di massa.
"Ci sono milioni di persone che giocano, milioni e milioni di giocatori che amano i giochi di società o i videgames. Milioni di persone che chiedono qualcosa, cosa? Io – ci spiega Gary Chalk – sono un professionista e quindi vengo pagato per dare questa risposta. Ma la mia risposta, proprio perché faccio questo di mestiere, diventa molti difficile oggi perché si tratta di cercare editori abbastanza sciocchi da finanziare un vecchietto che disegna o progetta giochi e videogames". 
Quando gli facciamo notare che oramai anche il mondo degli editori è cambiato, Chalk sorride e risponde che "certo, oramai tutti sono interattivi, interconnessi, social. Ma proprio per questo, i professionisti come me hanno la possibilità di interagire con i futuri giocatori e persino di reperire fonti, attraverso piattaforme di crowdfunding, come Kickstarter, prima che il gioco venga prodotto. Questo è un rapporto positivo tra giochi e nuovi media, se così li vogliamo chiamare". 


 

Quando gli chiediamo se crowdfunding ha quindi cambiato molto le cose ci risponde che "possiamo parlare della matematica che sta dietro i giochi o della logica che sovraintende le scelte, ma il fondamento è reperire i fondi per pagare i professionisti di questo settore e in questo senso il crowdfunding ha cambiato molto le cose".
Gary Chalk non sembra temere troppo il mondo dell'online, anzi "gli oggetti fisici e i giocatori reali, presenti testa contro testa ci saranno sempre". Un sistema di vicinanza e di prossimità, ma anche un ritorno di valore dei luoghi che Chalk così ci descrive: "rispetto ai giochi da tavolo, i giocatori potrebbero trovarsi – è solo uno dei possibili scenari futuri – a comprare progetti sul web, scendere sotto casa dove si trova il negozietto dotato di stampante 3D e produrre così il loro oggetto. L'oggetto materiale, fisico è ancora molto richiesto e tutto lascia supporre che lo sarà anche in futuro". 

Persone – i "giocatori veri" –  gli oggetti concreti e luoghi per praticare il gioco: sono queste le tre componenti che continueranno a determinare il gioco futuro. "Perché", ride Chalk, "l'unica cosa che i new media non potranno mai darci è la birra, componente fondamentale in ogni buon gioco in compagnia. Possono simulare una sbronza, darci la sensazione di stordimento, ma una birra con gli amici, quella no. Quella, come il gioco da tavolo, concreto e appassionato, quella è un'esperienza che non si può smaterializzare". 

@oilforbook
 

 

 

 

 

 

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