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Nepal, il racconto del viaggio dell’attrice Michela Giraud
L’attrice e stand up comedian ha visitato i progetti di ActionAid in Nepal, toccando con mano il lavoro che l’organizzazione promuove nel paese asiatico. «Sono andata in Nepal», racconta Giraud, «per mettere il mio lavoro a servizio di ActionAid, ma alla fine credo sia ActionAid ad aver fatto qualcosa per me: ho riempito di significato tutte le parole retoriche che si possono dire quando si vorrebbe fare del bene»
di Redazione
Un volo oltreoceano ha portato in Nepal Michela Giraud, attrice e una delle più popolari stand up comedian italiane, per conoscere da vicino il lavoro di ActionAid e incontrare una classe di bambini che grazie ai tanti sostenitori possono andare a scuola e veder garantiti i loro diritti. E sono stati proprio i bambini a far capire a Michela come, nonostante le difficoltà del contesto in cui vivono, il cambiamento sia possibile.
Un viaggio emotivamente sfidante, come racconta Michela stessa: “quando mi è stato proposto il Nepal avevo il cuore diviso a metà: da una parte la paura di affrontare un viaggio impegnativo sotto molti punti di vista, dall’altra l’entusiasmo proprio di affrontare un viaggio così impegnativo, perché so che da sola non avrei mai programmato un’avventura così. Il primo giorno a Kathmandu siamo subito andati a visitare scuola e dopo-scuola. I primi minuti sono stati i più complessi: l’ingresso nello slum, con la discarica alle porte, mi ha fatta sentire fuori posto, ho temuto che la mia presenza fosse inopportuna, ho sentito di invadere uno spazio. Ma quando sono arrivata nello spazio del dopo-scuola, con i bambini dai vestiti coloratissimi e felici di darci il benvenuto, mi sono sentita accolta. Sono andata in Nepal per mettere il mio lavoro a servizio di ActionAid, ma alla fine credo sia ActionAid ad aver fatto qualcosa per me. Ho riempito di significato tutte le parole vuote e retoriche che si possono dire quando si vorrebbe fare del bene”.
Il momento più toccante? Quello con un ragazzo che ha mostrato con orgoglio la sua invenzione: un circuito elettrico con lampadina costruito a partire da alcune scatole di dentifricio. “In quel momento mi sono commossa e ho pensato che mi piacerebbe poter guardare avanti nel tempo e sapere che quel ragazzo è riuscito a studiare e a diventare ingegnere, scienziato o qualsiasi cosa lui voglia. Studiare dovrebbe essere un diritto inalienabile, ma durante esperienze come questa mi ricordo che è anche un privilegio. Studiare mi ha permesso di seguire le mie inclinazioni e acquisire le mie abilità che ho potuto accrescere nel tempo e mi ha fatto trovare la sicurezza in me stessa. Vorrei che questi bambini abbiano la stessa possibilità” continua Michela.
“Siamo stati molto felici che Michela abbia potuto toccare con mano il grande lavoro che stiamo facendo in Nepal, un paese dove la vita non è facile, per gli adulti ma soprattutto per i bambini e le bambine. La fame e la povertà non risparmiano nessuno e portano gran parte dei bambini ad abbandonare precocemente la scuola per dedicarsi al lavoro nei campi. La situazione è peggiore per le bambine, che spesso non la iniziano nemmeno. Insieme a Michela e alle colleghe di ActionAid Nepal abbiamo potuto visitare una scuola nello slum di Kathmandu, dove da anni portiamo avanti numerosi progetti a sostegno dell’infanzia e toccare con mano l’impatto del nostro lavoro”dichiara Laura Cozzi, Capo Dipartimento Acquisizione ActionAid Italia.
Michela è al fianco di ActionAid dal 2021 e grazie a un linguaggio ironico e innovativo ha realizzato campagne online dedicate al sostegno a distanza, nelle quali si parla al grande pubblico di diritti umani in maniera originale, strappando sorrisi e abbattendo stereotipi e luoghi comuni legati alla solidarietà. La nuova campagna è online dal 25 ottobre: nel video è la stessa Michela, nel ruolo di influencer “senza scrupoli”, a essere presa in giro perché, mossa da pietismo e convinta di andare in Africa per salvare il continente, si trova quasi senza rendersene conto nel paese asiatico. Qui avrà modo di conoscere da vicino il lavoro di ActionAid e cambiare il proprio modo di vedere le cose.
“In fondo la donazione a distanza è questo: persone dall’altra parte del mondo, me compresa, che possono dare a questi bambini la possibilità di avere un futuro diverso da quello che pensano sia già scritto per loro. Questo è qualcosa di potentissimo! Nell’adozione a distanza ci concentriamo spesso sulla singola storia. Io qui ho avuto il privilegio di entrare in contatto con tutte le storie di quei bambini: ho incontrato giovanissimi che, grazie a questi spazi, possono studiare e poi sostenere la loro stessa comunità anche nel futuro. Sento che così il cambiamento sia possibile” conclude Michela.
Sono oltre 120.000 i donatori che hanno scelto ActionAid per adottare a distanza un bambino, migliorando la sua vita e le condizioni della comunità in cui vive. Le attività dell’organizzazione sono sostenute da donazioni provenienti da famiglie, privati cittadini e aziende che scelgono l’adozione a distanza in Africa, Asia e America Latina. A beneficiare dell’intervento non sono solo i bambini, ma anche le loro famiglie e le comunità in cui vivono. Complessivamente, con il contributo dei suoi sostenitori,ActionAid aiuta oltre 5 milioni di persone.
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