Welfare

Nello scontro tra governo e sindacati chi ci perde è la solidarietà

Forte della maggioranza parlamentare il governo vuole ridimensionare la parte sociale del lavoro

di Livia Turco

Lo scontro tra sindacati e governo in materia di politiche del lavoro, previdenziali e fiscali, evidenzia le differenze tra il programma del Polo delle libertà e quello dei sindacati e del Centrosinistra in merito al Welfare. Emergono chiare le differenze che si possono sintetizzare in un punto chiave: da un lato (governo) lavoro, pensioni, sanità e fisco hanno come riferimento un individuo che gioca da solo il progetto della sua vita; dall?altra (sindacati) c?è un individuo che ha bisogno, per vincere la gara della sua vita, di un sistema di regole e di opportunità condivise. Ciò che mi colpisce è la particolare forma di ?governo? che viene messa in pratica: decisionista, un decisionismo che limita l?apporto del Parlamento e riduce l?influenza dei sindacati e delle parti sociali nella definizione delle scelte in materie molto rilevanti della vita delle persone.
Lo strumento della legge delega sottrae al Parlamento la sostanza delle riforme del mercato del lavoro, del fisco, della previdenza lasciando a esso la decisione su grandi indirizzi che nelle deleghe sono espressi in modo ambiguo e contraddittorio. Si guardi la delega sulla previdenza, il cui cuore consiste in una consistente riduzione di contributi da parte delle imprese con una conseguente riduzione del costo del lavoro. Ciò ridurrà le entrate per pagare la previdenza pubblica e si tradurrà, se non è alimentata con altre risorse pubbliche, in una riduzione dei trattamenti pensionistici delle persone. Ebbene, nella delega, il governo scrive sia che resteranno invariate le prestazioni pensionistiche sia che la riduzione dei contributi non comporterà maggiori oneri per lo Stato. Il che non sta in piedi. Lo scontro con i sindacati contiene una questione di ?potere?, di modalità di esercizio del governo del Paese. Che non è quello di essere un governo autonomo, sottratto ai condizionamenti dei singoli interessi, come ha affermato il vicepresidente Fini. La scelta del governo è quella di eludere la complessità degli interessi in gioco e di ridurre il peso del mondo del lavoro. Forte della maggioranza parlamentare, il governo vuole ridimensionare la parte sociale del lavoro che è rappresentata dai sindacati più bene che male. E se si indebolisce questo soggetto, è un male per tutti coloro che hanno a cuore la solidarietà e i diritti di cittadinanza.

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