Mondo

Nella terra dei mormoni. Cinque cerchi a forma di cuore

Olimpiadi, non solo business A Salt Lake City l’80 per cento degli abitanti aderisce a questa chiesa, che ha nell’umanitarismo una delle sue ragioni forti.

di Carlotta Jesi

Come si riconosce un mormone da un no global? Il primo ha barba lunga, vestiti neri e cappello in tinta, quasi sempre calcato in testa. Il secondo, a meno che non sia un black block, no. Facile. Al Rice-Eccles Stadium di Salt Lake City, però, teatro delle prime Olimpiadi invernali del millennio, quest?informazione non vi servirà. La moda cambia anche per i membri della Church of Jesus Christ of latter-day saints, come i mormoni si fanno chiamare qui nella loro città. Soprattutto se alle Olimpiadi hanno deciso di partecipare come volontari: in 20mila secondo gli organizzatori dei Giochi. Quartier generale dei membri della Church of Jesus Christ of latter-day saints, che nel mondo sono circa 11 milioni e nello Utah più dell?80% della popolazione, è il Salt Lake City?s humanitarian centre. Più noto come Welfare Square, o piazza del Welfare: nei suoi uffici al centro della città sono stati raccolti i 60,8 milioni di dollari che dal 1985 al 2000 i mormoni hanno destinato all?aiuto umanitario nel mondo, dalla Macedonia al Perù, insieme a kit sanitari e a cibo per 291 milioni di dollari. Da tre anni, in Welfare Square si incontrano anche i giovani che hanno deciso di dare una mano alle Olimpiadi: 4mila studenti della Brigham young university che ha sospeso le lezioni per tutta la durata dei Giochi, diverse centinaia di ragazze che guideranno visite turistiche per la città in 40 lingue diverse, mormoni di tutte le età e una parte dei 60mila missionari fra i 19 e i 21 anni che ogni anno rispondono alla chiamata della loro chiesa e partono per 24 mesi di volontariato e proselitismo non retribuito ai quattro angoli del mondo. Durante le Olimpiadi, l?evangelizzazione è vietata. Gordon B. Hinckley, il presidente e profeta della chiesa mormone, l?ha promesso al sindaco di Salt Lake City, Rocky Anderson. Democratico in una città a maggioranza repubblicana in cui sono mormoni il governatore, due senatori, tre membri del congresso, tutti i giudici della Corte suprema dello Stato e l?85% dei dirigenti, Anderson è il simbolo di una città in cui la responsabilità sociale è intesa in tanti modi diversi. Lo si capisce dai suoi discorsi: oltre che al sostegno dei più deboli (la forma di volontariato cui si dedica la maggior parte dei mormoni) incitano alla responsabilità ambientale e a uno sviluppo più sostenibile. A casa Redford Contro il rischio attentati sono stati allertati anche i volontari della Croce rossa: mille fra medici, infermieri e logisti, ma anche web master e psicologici che si sono rivelati tanto utili dopo l?attacco terroristico a New York. E la Salt Lake City solidale non finisce qui. Al 307 di West 200 Suite c?è la sede di una delle non profit più trendy d?America: il Sundance institute, un centro fondato nel 1981 da Robert Redford per sostenere il lavoro dei registi indipendenti e di quelli che affrontano temi sociali. Con un budget annuale da 10,6 milioni di dollari e decine di attori come volontari, ogni anno organizza il Sundance film festival, che attira migliaia di persone nello Utah. Funzionerà questa macchina della solidarietà così numerosa e variegata? Riusciranno a legare mormoni, crocerossine, vip e no global? Il sindaco di Salt Lake City si augura di sì. E suggerisce un punto su cui potrebbero incontrarsi: la birra Polygamy Porter, creata apposta per le Olimpiadi e annacquata secondo le percentuali previste dallo Stato. Con un nome che rimanda alla pratica più discussa dei mormoni, la poligamia. «Perché averne una sola?», recita lo slogan che pubblicizza la nuova bevanda.


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