Non profit
Nella sala d’attesa della burocrazia
Modello EAS, tariffe postali, 5 per mille
di Redazione
Nel migliore dei mondi possibili, i numeri hanno una natura e una funzione neutrale. Testimoniano una verità indiscutibile, incontrovertibile. Così non è nella politica, nell’economia e nel mondo particolare popolato dai burocrati. Tre provvedimenti importanti per il non profit subiscono la dura legge della burocrazia e i soldi evaporano, svaniscono, o nella migliore delle ipotesi si nascondono.
Il primo provvedimento è il cinque per mille. Quello del 2010 ha ricevuto, in sede di finanziaria dello scorso anno, la dote di 400milioni di euro da spendersi nel 2010. Persino un leghista e qualcuno dell’opposizione ha ribadito, nel corso di riunioni delle Commissioni parlamentari, che è un errore imputare il costo in un anno in cui questo costo non si paleserà. Mi spiego. Durante il 2010, quale 5 per mille riceverete? Di sicuro non quello del 2010, forse ? se va proprio bene ? quello del 2008. Pertanto, detto che il bilancio dello Stato va per cassa e non per competenza (giusto per semplificare), non ha senso gravare questo bilancio di oneri che non deve sopportare. Fin dalla prima edizione (2006) siamo quindi testimoni incolpevoli dello slittamento di fondi di anno in anno, all’interno del Bilancio più complesso (e manovrabile) che ci sia. Ogni tanto ci si sente chiedere: ma i soldi ci sono ancora? Domanda più che opportuna, dato che la tracciabilità delle somme è degna della spedizione di Stanley sulle tracce di Livingstone; con la differenza che lui alla fine è stato trovato.
Secondo provvedimento. Giusto un anno fa, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate licenziava il Modello EAS, quel mostro di non sense che obbligava a rispondere a quasi 40 domande, formulate in un italiano approssimativo, inintelleggibili ai più, il tutto per aiutare le organizzazioni “sane” a mantenere le agevolazioni minime. Il provvedimento proveniva da una legge di fine 2008 che prevedeva di incassare, attraverso l’esame di questo “censimento”, 150milioni di euro nel 2009 e nel 2010, mentre nel 2011 si sarebbe fatto il botto: 300milioni di euro nelle casse dello Stato direttamente dalla caccia alle false non profit. I servizi tecnici della Camera, nell’esaminare il provvedimento per presentarlo ai deputati, chiesero lumi al Ministero dell’Economia ? senza ricevere risposta ? in merito alla ragionevolezza di queste cifre e alla variabile macroeconomica con cui il dicastero avrebbe stimato l’incasso. Detto che nel 2009 nulla poteva arrivare (a causa dell’obbligo di compilazione posticipato al 31 dicembre di quell’anno), viene da chiedersi: nel 2010 stanno veramente incassando 150 milioni di euro? Ovviamente no. Anche contestassero queste cifre ai presunti furbetti del non profit, mai li incasserebbero nel 2010.
Terza e ancora più importante vertenza. Tariffe postali. La storia è stranota. Il versante dei soldi è quello che ci interessa: 30milioni di euro – solo per quest’anno – messi a disposizione del non profit (in realtà delle Poste) per ridurre il costo delle spedizioni postali. Tutto bene, tutto pronto, ma ad oggi nessuna traccia del Decreto che sarebbe dovuto arrivare a giugno e che “attiva” i 30milioni di euro con gravissimo danno delle organizzazioni ed enorme vantaggio di Poste Italiane. Che fine hanno fatto il provvedimento e i soldi? Evidentemente scrivere certi numeri in una legge non obbliga alcuno a rispettarli.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.