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Nella mia Beirut strutture sanitarie al collasso: non ci sono cure per tutti i feriti
Gli ospedali non sono in grado di curare i feriti per mancanza di medicinali, sangue, letti, personale: medici, infermieri e ambulanze lavorano senza sosta, molti pazienti sono stati dimessi per fare posto ai feriti mentre altri sono stati trasferiti in ospedali di altre città. Ma sono i minori e i bambini a rischiare di pagare il prezzo più alto.Ci scrive un cooperante di Tdh Italia
L’esplosione che ha scosso Beirut martedì pomeriggio ha lasciato senza casa oltre 300.000 persone, oltre ad aver causato un numero impressionante di vittime, almeno 137, e migliaia di feriti. Il Paese è in ginocchio, e per le strade il rumore delle sirene e dei vetri rotti è incessante; insieme al porto, che rappresenta il principale mezzo di approvvigionamento per un Paese che importa praticamente tutto, sono andati distrutti interi quartieri, ospedali e anche tutte le riserve di grano.
Le strutture sanitarie sono al collasso e gli ospedali non sono in grado di curare i feriti per mancanza di medicinali, sangue, letti, personale: medici, infermieri e ambulanze lavorano senza sosta, molti pazienti sono stati dimessi per fare posto ai feriti mentre altri sono stati trasferiti in ospedali di altre città.
La crisi economica in corso da mesi ha colpito sia il settore pubblico sia quello privato, e l’esplosione è arrivata quando il Libano era in procinto di iniziare un nuovo lock-down per l’impressionante aumento dei contagi da COVID-19.
Sfollati e feriti stanno cercando rifugio per fuggire dalle macerie e dall’aria irrespirabile, lasciandosi dietro le loro case distrutte, simbolo di una città che oggi si chiede come potrà rimanere in piedi. Da subito, organizzazioni locali e società civile hanno attivato la catena di solidarietà per rispondere ai bisogni più urgenti: le sale degli ambulatori sono piene di persone in attesa di donare il sangue. Abitazioni private e alberghi sono a disposizione degli sfollati, e moltissime associazioni si sono attivate per contribuire alle ricerche, portare soccorso ai feriti, e garantire i minimi servizi essenziali. Anche le organizzazioni non governative si stanno coordinando per definire una risposta unitaria e coordinata, garantendo la riallocazione di fondi per rispondere alla primissima emergenza.
Lo staff di Terre des Hommes Italia, insieme a moltissime altre organizzazioni italiane, libanesi e internazionali, ha da subito prestato soccorso ai bambini e alle bambine nei quartieri più colpiti. Il nostro Team di Child Protection sta offrendo supporto psicologico e psicosociale a minori e famiglie in alcuni dei quartieri più colpiti, allestendo spazi di fianco alle tende che distribuiscono cibo e beni di prima necessità per sostenere i bambini in queste ore drammatiche. Insieme ai nostri partner e agli attori umanitari presenti sul terreno stiamo conducendo una analisi dei bisogni per impostare un lavoro di supporto che, purtroppo, non si preannuncia né semplice né di breve periodo.
La nostra paura è che, come spesso accade, bambini e bambine portino il peso maggiore di questa crisi. Con il sistema produttivo ormai distrutto, una vigorosa ripresa dei contagi da COVID-19 e una crisi socioeconomica che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi e ha ridotto dell’80% il valore della moneta locale e, quindi, degli stipendi, scuole, centri e le stesse famiglie non sono in grado di offrire ai minori i servizi minimi; il rischio è che molti bambini vengano esclusi da ogni supporto, inclusa la scuola, e che si trovino vittime di lavoro minorile e di matrimoni precoci.
La popolazione di Beirut è sconvolta; tutti o quasi hanno perso amici o familiari, hanno avuto danni alle loro case e sono estremamente provati. Ciononostante, stanno cercando le energie per reagire e per portare aiuto a chi ha perso ancora più di loro.
Il Libano è oggi di fronte alla sua sfida forse più difficile: nel pieno di una crisi economica senza precedenti, il tasso di disoccupazione è ormai fuori controllo, la popolazione residente è incredibilmente impoverita e vi sono oltre un milione e mezzo di rifugiati siriani e palestinesi, che vivono in campi e alloggi di fortuna, stremati dall’assenza di servizi, di lavoro e di prospettive.
Il Libano e Beirut chiedono aiuto in questo momento drammatico. Spetta a noi dimostrare la solidarietà verso un popolo che per troppo tempo ha vissuto delle sofferenze indescrivibili e che comunque è sempre riuscito a restare in piedi non perdendo mail l’orgoglio per la propria storia millenaria. Beirut sta soffrendo e spetta a noi aiutarla a rialzarsi.
*delegato di Terre des Hommes Italia in Libano (foto agenzia Dire)
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