Cultura

Nel vuoto di potere fiorisce il volontariato

La testimonianza di una missionaria comboniana dal Cairo

di Redazione

Li riconosci dalla fascia bianca che portano sul braccio. Nei giorni della rivolta al Cairo, alcuni giovani si sono organizzati in gruppi di sorveglianza per impedire i saccheggi nelle case, triste corollario del caos scoppiato nei sobborghi della capitale, ma anche per pulire le strade del proprio quartiere. A raccontarlo è suor Rachele Beretta, responsabile della comunità delle missionarie comboniane a Zamalek, l’isola sul Nilo che si trova fra il centro storico del Cairo e l’enorme agglomerato urbano di Mohandessin. Le religiose italiane, presenti da molti anni al Cairo, a Zamalek gestiscono una scuola con classi che vanno dall’istruzione primaria all’inizio dell’università. «Questa mattina ho incontrato due volontari, un ragazzo e una ragazza, che ripulivano le strade dall’immondizia, visto che non passa più nessun camion a ritirarla», racconta suor Rachele. «Nel nostro quartiere non ci sono più poliziotti né vigili. Ormai da qualche anno qui davanti alla chiesa cattolica c’è una pattuglia della polizia, ma da quando è scoppiata la rivolta le strade sono deserte».
A sopperire sono i civili, visto che l’esercito, nei giorni caldi dell’insurrezione, protegge soltanto alcuni luoghi del centro della città e molti cittadini si sono barricati in casa per paura di aggressioni. «Il governo ha lanciato un appello chiedendo a uomini e giovani di creare gruppi di sorveglianza e alcuni l’hanno accolto», continua suor Rachele, «ma anche indipendentemente da questo invito alcuni giovani del nostro quartiere si sono resi subito disponibili per i servizi di utilità comune, e questo è stato un fatto positivo».
È difficile nel caos avere notizie attendibili, persino per chi vive a Il Cairo. «Sono circolate notizie di razzie in alcune aree di Mohandessin, nel corso delle quali malfattori sarebbero penetrati nelle case aggredendo e derubando alcune famiglie, anche se da qui non abbiamo potuto verificare che ciò sia realmente accaduto», afferma la missionaria italiana. «Posso dire quello che ho visto in centro, e cioè negozi devastati, un centro commerciale in piazza Tahrir dove vado spesso, spogliato di tutto». [E.C.]

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