Mondo

Nel Sertao brasiliano una tragedia d’altri tempi

Recensione del film "Disperato Aprile" di Walter Salles.

di Paolo Manzo

A causa di una antica e sanguinosa faida legata a questioni di proprietà terriera, due famiglie del Sertao Brasiliano si sfidano di generazione in generazione. A colpi di fucile. Disperato Aprile è un film sulla natura distruttiva della violenza che erode il cuore e lo spirito dell?uomo, sul bisogno di speranza e di pace espressi da un giovane (Tonho) e dal fratello di lui, che trovano il coraggio di spezzare la catena della violenza. Contro tutto e tutti. Liberamente ispirato al libro omonimo dello scrittore schipetaro Ismail Kadaré, è ben diretto da Walter Salles che, con Disperato Aprile, ha vinto il Leoncino d?oro a Venezia lo scorso anno. Finalmente distribuito anche nelle sale italiane, colpisce più per la fotografia che per i dialoghi. Girato nelle città di Bom Sossego, Caetité e Rio de Contas, nell?interno dello stato di Bahia, ha uno stile visivo che, in realtà, non fa che rafforzare la storia, usando una miriade di metafore: la luce dorata che bagna i campi incolti dei contadini contrasta col buio pesto della notte in cui Tonho sa che la tregua che lo mantiene vivo, resisterà solo fino alla prossima luna piena. Nello stesso modo l?amore irrefrenabile tra i due fratelli d?una famiglia contrasta con l?odio cieco che la casata nutre per i vicini. E man mano che la storia s?incammina verso il suo climax tragico, gli ancestrali concetti d?onore e vendetta sembrano stupidi e fuori moda, se li si paragona con la determinazione di Tonho a restar vivo. Tragico.


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