Salute

Nel mondo di Bitstrip non esistono i disabili

di Noria Nalli

Un mondo parallelo, molto frequentato, nell’universo già virtuale, degli iscritti a Facebook. È Bitstrips l’applicazione per realizzare piccole strisce a fumetti, diffusa ormai da più di un anno sul social network. I minifumetti vengono pubblicati sulle bacheche degli utilizzatori e dei loro amici.  I protagonisti delle storie sono degli avatar, che ognuno può realizzare, scegliendo le caratteristiche adatte a renderlo più somigliante a sé o al personaggio che vuole rappresentare. Le situazioni sono standard, molto centrate sulla cultura e l’umorismo americano. Insomma la scelta è molto rigida e dà pochissimo spazio alla creatività. Anche io, come molte persone disabili che conosco, ho provato ad usare Bitstrips. Ho creato il mio avatar, ma al momento di creare un fumetto con la mia sclerotica digitale,  mi sono accorta che, tra gli accessori e le situazioni,  non esistono ausili, stampelle, protesi,  carrozzine o quant’altro. I creatori dell’applicazione hanno pensato esclusivamente ad un mondo di normodotati. Insomma è un prodotto altamente razzista e superficiale. Questo mi spaventa ancor di più, se penso che esiste un Bitstrips di tipo “educativo” creato per le scuole. Sclerotica non si è comunque data per vinta e l’anno scorso ho creato dei fumetti,  parlando di ausili almeno nel testo. La striscia che ho pubblicato qui rappresenta infatti, un nuovissimo modello di divano carrozzina, comoda e molto “panoramica”. Nonostante questo tentativo personale, mi sento di dire che Bitstrips non ha nulla dello slancio rivoluzionario del mondo dei fumetti.

 

 

 

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