Sfruttamento minorile
Nel mondo 160 milioni di minori sfruttati al lavoro, 336mila soltanto in Italia
Dati agghiaccianti di Save the Children in merito all'impiego di bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni in lavori duri e pericolosi. Tantissimi casi di schiavitù moderna anche nel nostro Paese
di Redazione
«Sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti di ambo i sessi tra i 5 e i 17 anni coinvolti nello sfruttamento lavorativo, di cui 79 milioni costretti a svolgere lavori duri e pericolosi, che possono danneggiare la loro salute e il loro sviluppo psicofisico». Così, in una nota, Save the Children condivide la preoccupazione espressa oggi da Papa Francesco nell’udienza generale. «Nessun minore dovrebbe subire abusi», prosegue il comunicato dell’organizzazione che, da oltre un secolo, lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. «Il lavoro minorile è un fenomeno globale che mette a repentaglio i diritti fondamentali di bambine, bambini e adolescenti, negando loro la possibilità di studiare, di crescere in maniera sana e di godere del benessere fisico e psicologico. Le stime rilevano che nel mondo sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite – e matrimoni forzati, con un trend in crescita. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono nove milioni».
«Il fenomeno non risparmia nemmeno il nostro Paese. Secondo la rilevazione nazionale “Non è un gioco”, condotta da Save the Children nel 2023, il lavoro minorile incide sui percorsi d’istruzione: i minori che lavorano, spesso lo fanno in orario scolastico, con conseguenti assenze da scuola e poco tempo per lo studio e attività formative, aumentando così il rischio di abbandonare definitivamente la scuola. L’abbandono scolastico o l’acquisizione di scarse competenze avranno anche effetti sulle condizioni lavorative dei minori, con il rischio di accettare in futuro lavori a basso costo e ad alto rischio, o di andare a ingrossare le fila dei Neets, in un circolo vizioso di povertà e disuguaglianza».
L’organizzazione lancia di nuovo l’allarme sul lavoro precoce che in Italia avrebbe riguardato, con differenti modalità, ben 336mila minorenni tra i 7 e i 15 anni. La stima, risultato della rilevazione nazionale del 2023, riguarda anche circa 58mila minorenni tra i 14-15 anni che sono stati coinvolti in attività lavorative dannose per i percorsi scolastici e per il benessere psicofisico. Quasi un minore su 15 (il 6,8% della popolazione totale nella fascia d’età 7-15 anni) svolge o ha svolto una attività lavorativa. La proporzione sale a un minore su cinque se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi.
«Per i minori in condizioni di maggiore vulnerabilità, il rischio di finire nei circuiti dello sfruttamento lavorativo è poi ancora più elevato», sottolinea ancora la nota. «Come nel caso di T., un minore straniero non accompagnato arrivato dalla Tunisia, il quale ha raccontato: “Non volevo chiedere soldi per strada, quindi ero costretto a lavorare per avere i soldi necessari. Tagliavo verdure per i panini kebab, lavavo i piatti. Ho iniziato a frequentare la scuola per ottenere il certificato A2, ma al lavoro mi hanno detto che non potevo andare a scuola. Mi hanno detto che, se tornavo un’altra volta a scuola, non potevo lavorare con loro. Con gli educatori poi ho capito che era meglio lasciare e fare un corso di formazione”».
Per sensibilizzare sul fenomeno del lavoro minorile, Save the Children ha realizzato il podcast “Non è un gioco”, in partnership con Will Media. In ogni puntata, la giornalista Silvia Boccardi affronta i temi chiave del lavoro minorile a partire dalle testimonianze dirette di ragazzi e ragazze, in un dialogo aperto con gli esperti di Save the Children e numerosi ospiti. Il podcast “Non è un gioco” è disponibile su Spotify e su tutte le piattaforme gratuite di streaming.
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