Non profit

Nel manicomio-panetteria dove nascono storie d’amore

Disabili mentali l'esperimento di Stod

di Ottavia Spaggiari

Le persone con disabilità mentale hanno bisogno del nostro aiuto per essere quanto più possibile indipendenti, non perché noi ci sostituiamo a loro per fare ogni cosa». Sentendo parlare Radomir Bednar, e soprattutto vedendo il lavoro rivoluzionario che lui, docente universitario, e Radek Rosenberger, suo ex studente, hanno realizzato a Stod, il centro per disabili mentali nel cuore della Boemia, sembra impossibile che fino a qualche anno fa uno dei soli metodi terapeutici usati negli istituti della Repubblica Ceca fosse costringere i pazienti dietro le sbarre su letti contenitivi, senza nessuna attenzione per un loro possibile recupero a una vita attiva, oltre che dignitosa.
Da quando Bednar e Rosenberger hanno preso in gestione il centro, sei anni fa, di sbarre a Stod non se ne sono viste più: hanno lasciato il posto a grembiuli, farina e cappelli da cuoco. L’istituto ha infatti aperto una caffetteria e una panetteria nelle quali sono state impiegate nove persone con disabilità mentale. Più che un centro, Stod sembra oggi uno di quegli accoglienti alloggi per studenti che si trovano nelle migliori università americane, e con l’università l’istituto non ha solo in comune l’arredamento e il clima che si respira: Stod infatti, prima di ogni altra cosa, è un luogo di formazione.
Qui gli ospiti imparano un mestiere, imparano ad avere relazioni “normali” con gli altri disabili e con gli assistenti che lavorano nel centro, ma anche a gestire le proprie finanze e a prendersi cura della casa.
E qui è nata, per esempio, la storia tra Jana e Frantisek, due residenti che, dopo un anno di training, si sono trasferiti, insieme, nella loro nuova casa indipendente. «I vicini erano un po’ nervosi all’inizio perché non sapevano cosa aspettarsi», ricorda Rosenberger, «ma i ragazzi hanno dimostrato di essere estremamente affidabili: lavorano sodo e pagano l’affitto puntualmente. Sono i vicini ideali».
Stod è oggi il fiore all’occhiello dell’innovazione sociale ceca. «Abbiamo fatto molti passi avanti», afferma Rosenberger, «il nostro sogno però è quello di raggiungere un’integrazione completa, così che i disabili mentali diventino attori decisivi all’interno della società civile».

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