Non profit
Nel labirinto della valutazione: come misurare l’impatto sociale?
Il focus del presidente della Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo, all’ultima conferenza di CSVnet, su uno dei temi più dibattuti dopo la riforma del Terzo settore. «Attenzione alle cose non misurabili. La valutazione è uno strumento, non un fine». Il video
di Elena Casini
La valutazione dell’impatto generato dagli interventi in campo sociale è diventata centrale in questa fase di passaggio che il Terzo settore italiano sta attraversando. La riforma (L. 106/2016) fa di questo tema un elemento chiave attraverso cui orientare l’agire futuro delle associazioni. Ma come si fa a valutare attività e progetti spesso complessi, in cui entrano in campo tante variabili, ed essere sicuri che gli effetti prodotti siano veramente la conseguenza del nostro agire?
Sulla valutazione di impatto esistono tanti approcci anche profondamente diversi tra di loro, cosa che contribuisce a creare confusione sul tema. CSVnet ha provato a scegliere una propria via e ad approfondire l’argomento con un percorso laboratoriale e un gruppo di lavoro all’interno della Conferenza annuale 2017. Durante questo appuntamento è sembrato utile conoscere l’esperienza di chi ha sperimentato cosa vuol dire “fare valutazione di impatto sociale”.
Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON il Sud e dell’impresa sociale Con i bambini, è stato in questi anni testimone di numerosi interventi in campo sociale e ne ha potuto vedere gli effetti e le ricadute sul territorio. Dal suo punto di vista privilegiato ha raccontato, in uno dei focus previsti dal programma, come un ente finanziatore organizza il monitoraggio e la valutazione dei progetti a cui destina dei contributi.
Borgomeo ha messo però in guardia su due pericoli: che la valutazione diventi una moda e che sia soltanto un percorso formale. In entrambi i casi non serve a niente. Proprio perché è un tema su cui si è focalizzata l’attenzione generale, adesso in molti si occupano di valutazione e ovunque viene richiesto di dare riscontro degli effetti prodotti, soprattutto quando si è in presenza di finanziamenti esterni. Si rischia però che la valutazione diventi un insieme di adempimenti burocratici obbligatori che perdono di vista l’obiettivo finale, non avendo più alcuna utilità per orientare scelte future nell’ottica di miglioramento.
Questo non vuol dire che valutare non sia importante (nei bandi di Con i bambini è stato introdotto l’obbligo della valutazione di impatto). Però, forte della sua esperienza, Borgomeo ha invitato a fare due riflessioni: da un lato, non tutto quello che non è misurabile non è valutabile. Dall’altro, non è sicuro che tutto ciò che non è valutabile non sia utile.
Facendo un esempio concreto, Borgomeo ha ricordato che nel sociale ci sono aspetti relazionali che non sono misurabili e qualche volta, se si rimane ancorati a soli criteri “oggettivi”, non si coglie tutta la pienezza degli esiti prodotti. L’assunto che, a suo avviso, non deve essere mai dimenticato è che la valutazione è uno strumento e non un fine, non può essere l’obiettivo dell’agire. Il lavoro del Terzo settore è fare, non valutare.
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