Welfare

Nel 2023 valutati 1.086 titoli di studio di rifugiati in Italia

Nei primi sei mesi del 2023 in Italia sono stati 360 i rifugiati che hanno ottenuto l’attestato di comparabilità del proprio titolo di studio, vale a dire il documento che inquadra le lauree e i diplomi esteri all’interno del sistema d’istruzione italiano, per permettere ai possessori di tali qualifiche di continuare il percorso universitario o entrare nel mercato del lavoro del nostro Paese. Il maggior numero di qualifiche riconosciute proviene da Afghanistan (132), Pakistan (73) e Ucraina (58)

di Redazione

Nei primi sei mesi del 2023 in Italia sono stati 360 i rifugiati che hanno ottenuto l’attestato di comparabilità del proprio titolo di studio, vale a dire il documento che inquadra le lauree e i diplomi esteri all’interno del sistema d’istruzione italiano, per permettere ai possessori di tali qualifiche di continuare il percorso universitario o entrare nel mercato del lavoro del nostro Paese e, quindi, consentire loro di essere integrati nel tessuto sociale italiano, a fronte delle 1.086 richieste di valutazione di titoli esteri dei rifugiati. Questi sono i numeri registrati da Cimea, Centro di Informazione su Mobilità ed Equivalenze Accademiche, condivisi in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno, per sensibilizzare sui milioni di persone che ogni anno sono costrette ad abbandonare il loro Paese per chiedere protezione altrove.

Cimea, che ha il compito di valutare le qualifiche per rilasciare gli attestati di comparabilità, da anni si impegna per garantire il riconoscimento equo e a titolo gratuito delle qualifiche dei rifugiati, partecipando anche a progetti di portata europea, come l’Eqpr (European Qualifications Passport for Refugees), e di carattere internazionale, quale l’Uqp (Unesco Qualifications Passport). L’obiettivo di tali iniziative è proprio quello di offrire l’equo riconoscimento dei titoli di studio anche ai rifugiati che non hanno la documentazione necessaria per dimostrare la formazione pregressa. Questi strumenti sono di fondamentale importanza se si considera che, secondo i dati di Unhcr, solo il 6% dei rifugiati ha accesso a forme di istruzione di tipo universitario, perché una delle barriere che riscontrano è quella del riconoscimento dei titoli per la mancanza della documentazione completa.

I 360 attestati di comparabilità rilasciati nei primi sei mesi dell’anno riguardano i titoli di rifugiati provenienti da Afghanistan (132), Pakistan (73), Ucraina (58), India (50) e Venezuela (47). In particolare per l’Ucraina, ai 58 titoli di studio di rifugiati vanno anche aggiunti i 400 attestati per altrettanti possessori di qualifiche ucraine, che, però, non godono della protezione internazionale. Situazione simile anche per i titoli iraniani, in quanto nel 2023 sono stati rilasciati 1.700 attestati di comparabilità a persone titolari di qualifiche iraniane, alle quali però non è stato riconosciuto lo status di rifugiato.

«Garantire un equo riconoscimento dei titoli di studio dei rifugiati è un passaggio fondamentale per permettere loro di venire integrati nel nostro Paese e dar loro l’opportunità di poter contribuire allo sviluppo della nostra società come studenti o come lavoratori», ha dichiarato Luca Lantero, direttore generale di Cimea. «In questo contesto diventa essenziale promuovere strumenti che consentano anche a chi non ha la documentazione necessaria per dimostrare le proprie qualifiche di poter ottenere il riconoscimento dei titoli pregressi per proseguire il percorso di studi. Proprio questo ci spinge come Cimea a partecipare a progetti come Eqpr e Uqp, ai quali diamo il nostro contributo dal loro avvio in Italia. La nostra esperienza è diventata anche oggetto di ricerca a livello internazionale, tanto che ci è stato dedicato un capitolo all’interno di un libro sui rifugiati e il loro accesso a forme d’istruzione superiore».

I dati di Unhcr dimostrano che, nonostante negli anni vi siano stati dei progressi per garantire l’accesso ai rifugiati all’istruzione superiore, passando dall’1% nel 2019 al 6% nel 2022, la strada da percorrere sia ancora in salita, se si vuole eguagliare la percentuale di iscritti all'istruzione superiore tra i non rifugiati, che a livello globale è di oltre il 40%. Per questo motivo, l’agenzia dell’Onu e i suoi partner si sono impegnati a raggiungere l'obiettivo “15by30”, ovvero garantire che il 15% dei giovani, donne e uomini rifugiati possano accedere all'istruzione superiore entro il 2030.

Per sensibilizzare ulteriormente sull’importanza di integrare i rifugiati tramite il riconoscimento delle qualifiche accademiche, Cimea parteciperà all’evento organizzato dall’Unesco il 20 giugno in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato dal titolo “World Refugee Day – Transforming Higher Education and Life-Long Learning” con un intervento sull’impatto positivo della digitalizzazione, e in particolare di tecnologie come la blockchain, nell’abbattere le barriere dei rifugiati per il proseguimento del percorso di studi. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sui canali di Unesco.

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