Ai poveri servono subito briciole più grosse. Per salvare la tavola dei ricchi da dove cascano. È l?osservazione unanime di grandi analisti della politica internazionale come The Economist e Foreign Affairs. Ricordano, questa volta alzando la voce e il tono, che il vecchio principio del trickle down (sgocciolamento) governa il mondo, che piaccia o no. Suggeriscono anche di piantarla con la sterile polemica di Trade or Aid (commerci o aiuti) visto che è stra-dimostrato che servono tutti e due e che si è fatto troppo poco in ambedue i campi. Stesso tono e stessa musica dagli opinionisti di Onu, Harvard Institute of Human Development ed Earth Institute della Columbia University, diretto da Jeffrey Sachs.
Degli Obiettivi del Millennio che la comunità internazionale ha approvato nel 2000, molti sono nel campo della salute pubblica. Sachs si appella ai governi e alle opinioni pubbliche del mondo: «Dovete capire che non c?è nessuna speranza di stabilità politica e sociale, di pace e sicurezza globale se i Paesi poveri non trovano un?uscita dalle grandi epidemie e da una drammatica situazione della salute pubblica». Le malattie causano estrema miseria, che causa instabilità politica, che provoca Stati falliti, condizioni necessarie per la violenza, la criminalità e il terrorismo. Nella Conferenza di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo (marzo 2002) si era raggiunto un consenso di tutti, Nord e Sud del mondo, per raggiungere al più presto l?obiettivo dello 0,7% del Pil come aiuti allo sviluppo. Dato che i Paesi ricchi hanno un Pil totale di 30mila miliardi di dollari, gli aiuti dovrebbero passare dagli attuali 70 miliardi a 210 miliardi l?anno.
Una grossa crescita delle briciole. Ci si aspetta che succeda nel 2005 perché in marzo Tony Blair pubblicherà il suo rapporto sulle urgenze per l?Africa e in settembre un summit dell?Onu valuterà a che punto siamo nell?esecuzione degli Obiettivi del Millennio. Il 2005 sarà dunque l?anno del test globale sulla credibilità delle promesse per far sì che la povertà dell?umanità passi alla storia come una tragedia del passato.
Sandro Calvani è dirigente delle Nazioni Unite.
Quanto qui espresso non rappresenta necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite
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