Famiglia

Nei migranti la nostra unica possibilità di futuro

Lo scrittore Claudio Camarca traccia l'identikit dell'immigrato e dell'italiano medio di fronte agli eventi degli ultimi giorni (ed una breve introduzione di Riccardo Bonacina).

di Redazione

Claudio Camarca ha appena pubblicato per i tipi Rizzoli un libro intitolato Migranti. Un libro che vale una porzione di vita, quasi tre anni di lavoro, di cui uno intero passato a condividere il cammino di centinaia di uomini e donne in fuga. Ha percorso i Balcani, i Paesi dell?Europa Orientale, il Corno d?Africa, ha soggiornato nei campi improvvisati dei clandestini, sulle coste, vicino alle stazioni, ha condiviso la loro vita nei centri d?accoglienza d?immigrati. Migranti è un libro che gli ha cambiato la vita: Camarca ha infatti scelto di lasciare Roma per trasferirsi a Lecce dove ora dirige il settimanale diocesano L?Ora del Salento. A lui abbiamo chiesto di tracciarci l?identikit del migrante che arriva a Lampedusa su una barca improbabile o che transita al confine con la Slovenia, nascosto in un Tir. E l?identikit dell?italiano che resta indifferente di fronte a 300 morti accertati nelle ultime 72 ore. Riccardo Bonacina Questi uomini che sbirciamo nelle immagini del Tg o ai semafori negli incroci della nostra città hanno il volto definito da tre tratti fondamentali che ancora non riusciamo, o non vogliamo, vedere. Primo. Non vogliono venire in Italia, non vogliono venire da noi, sono costretti a farlo! Benché fuggano da guerre, pandemie, fame, paura (i cani, come li ho definiti nel libro), non vogliono venire in Occidente. Piangono, si strappano il cuore, lasciano figli, padri, mogli, villaggi, lasciano una vita, pur difficile, ma la loro vita. Non scelgono di venire, sono costretti, dal bisogno. Ho visto guerrieri Nuba, gente dello Sri Lanka contenti, in fondo, per il foglio di via. Erano guerrieri, uomini fieri, ma da noi erano divenuti niente. Secondo. è gente capace di speranza. Una virtù che noi abbiamo smarrito. I migranti varcano le Colonne d?Ercole spinti dalla speranza per loro e per chi si lasciano alle spalle e questa speranza portano con sé sino alle nostre coste, sin dentro le nostre città. Psicologicamente, direi anche culturalmente, sono più attrezzati di noi, più preparati nei confronti della vita. Hanno la forza di provarci. Se guardiamo a noi che non siamo più capaci di generare figli, che non andiamo neppure a trovare i genitori anziani, che non ci fidiamo più degli altri, che abbiamo il tabù della morte; beh, dico che da loro dobbiamo imparare. è una opportunità che ci è offerta. Terzo. I migranti sono culturalmente attrezzati. Centinaia e centinaia di uomini e donne che noi definiamo come ?clandestini?, cioè gente che non esiste, sono molto preparati, hanno studiato anni e anni nei loro Paesi (soprattutto gli immigrati dall?Est Europa). Abbiamo badanti che sono dottoresse, colf che sono infermiere professionali. E quando arrivano noi che facciamo, non solo non riconosciamo loro dei diritti, ma gli cancelliamo tutta la vita fatta sino a quel momento! Mi chiedo, ma perché non preparare questi flussi, perché non organizzarli? Che dire infine dell?Italia, degli italiani? Ciò che più mi colpisce è che dopo 12 anni (il primo fenomeno di immigrazione è del 1991) continuiamo a usare la parola ?emergenza? e il vocabolario che ne consegue. Affrontare il problema dell?immigrazione ancora in termini di emergenza significa prendere atto di un deficit culturale, scientifico, oserei dire. Un deficit che mi preoccupa per la mia stessa vita e per quella dei miei figli. Ma in che Paese viviamo? Nelle ultime 72 ore sono morti 300 immigrati e non succede nulla, se non le polemichette sui flussi? ma in che Paese viviamo? In Africa ogni anno nascono 40 milioni di bambini e noi discutiamo di quote? In Algeria è tornata la peste bubbonica e i giornali titolano sulla sparata dell?ultimo leghista? Noi e il Sud del mondo siamo mondi contra-posti destinati a collidere se la parola uomo non tornerà a fare capolino al centro delle politiche dell?immigrazione invece delle parole ?quote?, ?flussi?, e altra ragioneria dicendo.


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