Economia

Nei consorzi, porte aperte alle Bcc

Stringere i legami tra banche e cooperazione sociale sul territorio. Ecco come

di Johnny Dotti

Fra Stato e mercato. Così anni fa si spiegava il privato sociale e quindi anche la cooperazione sociale. Oggi, a distanza di tanto tempo, cosa sia Stato e cosa sia mercato è sempre meno chiaro, talmente tanti e contraddittori sono i segnali che possiamo registrare. Viceversa, è sempre più condivisa la consapevolezza che è necessario affrontare e confrontarsi con l?economia, scienza tutt?altro che esatta ma che, secondo alcuni, dovrebbe avere ancor più spazio nella vita collettiva.

Non so se questo spazio debba essere aumentato. Credo piuttosto che vada riqualificato, tenendo conto che dell?economia non fa parte solamente il Pil e che sul concetto di sviluppo possiamo/dobbiamo interrogarci più a fondo. Per far sì che comprenda la nozione di ben-essere e di bene comune. Per far sì che la democrazia partecipativa e inclusiva, che è uno specifico portato del movimento cooperativo, sia sempre meglio compresa e sempre più diffusa.
Ma se questi sono gli obiettivi generali, quali possono essere i metodi?
L?ho scritto anche su questo giornale. La miglior competizione è la cooperazione. Non mi riferisco soltanto alla cooperazione fra appartenenti allo stesso settore. È per certi versi più facile una collaborazione fra imprese sociali che operano in un dato territorio. Quella cui mi voglio riferire è la cooperazione inter-settoriale, facilitata da logiche e da pratiche di partnership che devono essere sempre più consapevolmente perseguite.

Non solo perché i molteplici aspetti della vita non riflettono una divisione in settori (una casa, ad esempio, racchiude elementi sociali, economici, finanziari, oltre che architettonici ed edilizi). Soprattutto perché scambiare saperi, competenze e sensibilità può costituire un?utile premessa per la soluzione di problemi complessi.

Da questo punto di vista, è necessario saper mantenere e alimentare le specificità ma contrastare l?iperspecialismo. Per evitare gli sprechi e ottimizzare le risorse e raggiungere migliori risultati.
In questa prospettiva, da qualche mese Cgm e Federcasse hanno aperto un tavolo di confronto. Cosa ci proponiamo?
Anzitutto un risultato metodologico, e cioè una maggior collaborazione fra realtà che hanno esperienza e know-how in settori diversi ma profondamente complementari.

In secondo luogo, e a breve – medio termine, alcuni esiti molto concreti. Puntiamo alla sottoscrizione di una convenzione che faciliti la capitalizzazione delle cooperative sociali, crei le condizioni perché le Bcc divengano socie dei consorzi di imprese sociali che operano nel loro stesso territorio, consenta di realizzare momenti simbolicamente molto forti come la presentazione – nella stessa giornata – del bilancio sociale delle Bcc e delle cooperative sociali.

Insomma, puntiamo a una sinergia strutturata e durevole per rendere più efficace e sempre più articolato il contributo delle due diverse realtà ai territori in cui operano.

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