Welfare

Negli orti della periferia di Bari spuntano nuovi “Semi di Vita”

Il progetto innovativo di agricoltura sociale e rigenerazione urbana della cooperativa pugliese. «Con il lavoro ridiamo dignità alla nostra terra», sottolinea il presidente Angelo Santoro. Il racconto con parole e immagini

di Diletta Grella

«Coltivare la dignità delle persone, nel cuore della nostra terra». Capisci quanto Angelo Santoro creda nel suo progetto di agricoltura sociale, dal modo in cui scandisce il motto della cooperativa sociale Semi di Vita di Bari, di cui è presidente.

Siamo a Japigia, un quartiere difficile della città. Qui, nel 2014, Santoro, insieme ai soci della coop riceve dall’Opera Pia Maria SS. Del Carmine, in comodato d’uso gratuito, un orto di due ettari in mezzo ai palazzi della città, dove inizia a coltivare varietà locali di ortaggi. Da qui sorge Semi di Vita. Non è però il primo orto urbano che Santoro si trova ad avviare. Già nel 2011, collaborava con un’associazione di famiglie di ragazzi disabili di Casamassima, che era riuscita ad ottenere dal comune un terreno di 2.500 metri quadrati e aveva capito il grande ruolo educativo che l’agricoltura può avere.

Japigia, un quartiere di frontiera
«Japigia è un quartiere complesso, che è stato spesso legato alle attività di clan malavitosi» continua il presidente. «Con l’orto vogliamo portare valori positivi in questo angolo di città. Le persone vedono finalmente un luogo curato, all’interno di un’area urbana dove regna la trascuratezza. Entrando nell’orto, che è biologico, si avvicinano ai valori e ai ritmi della natura, che spesso in una periferia come questa risultano sconosciuti. Abbiamo deciso anche di dare in gestione alle famiglie del quartiere alcuni piccoli appezzamenti di terreno: le persone che vengono qui a coltivare la terra, trovano un punto di aggregazione».

Mentre parliamo, arrivano due signore che vogliono comprare «quella favolosa marmellata di peperoncino». «Qui affianco dell’orto» chiarisce Angelo, «abbiamo un punto dove vendiamo le nostre verdure e i prodotti trasformati (conserve, marmellate…) che produciamo insieme ad altre cooperative».

La scuola partner
A qualche chilometro di distanza da Japigia, si arriva al quartiere Mungivacca, dove c’è l’istituto superiore Gorjux. Appena gli studenti intravedono Santoro, gli corrono incontro e gli raccontano che i funghi sono diventati enormi. «In questa scuola abbiamo una serra di cinquanta metri quadrati» spiega il dirigente scolastico, Donato Ferrara.

«Dall’anno scorso, grazie alla collaborazione con gli operatori di Semi di Vita, abbiamo avviato la coltivazione di funghi cardoncelli. L’attività è a cura delle professoresse Francesca Campa e Chiara Paulicelli, coadiuvate da altre docenti ed educatrici. Sono coinvolti 20 studenti, di cui una decina con disabilità. Si tratta di un progetto importante di alternanza scuola-lavoro, innanzitutto perché favorisce l’integrazione degli studenti speciali. E poi perché i ragazzi gestiscono la serra come fosse una piccola impresa. Si occupano della coltivazione e della raccolta dei funghi, ma anche del confezionamento e dello studio del packaging, del marketing e della gestione contabile».

«A me questo progetto piace molto», dice Miroslav, 16 anni, «perché tra di noi si crea un grande spirito di gruppo. Alcuni dei ragazzi disabili, anche quando finiscono la scuola, continuano a collaborare. E poi, quando entro nella serra, mi sento a casa. Io vengo dalla Bulgaria: dove vivevo, c’era molta umidità e spesso il mattino uscivamo a raccogliere i funghi».

Il carcere minorile
Un’altra cardoncelleria verrà aperta a breve all’interno del carcere minorile Fornelli, dove Semi di Vita, già da diversi anni, promuove, insieme all’ente di formazione Abap, progetti di avviamento al mondo del lavoro. «Nel 2017 abbiamo vinto un bando del ministero della Giustizia:», prosegue il cooperatore, «grazie ai 150mila euro che abbiamo ricevuto, potremo realizzare una serra di 400 metri quadrati e un laboratorio di confezionamento di circa 70 metri quadrati. I lavori di sistemazione inizieranno a breve e il nostro obiettivo è quello di poter assumere presto alcuni giovani detenuti all’interno di questa impresa».

La Fattoria dei Primi
Infine, c’è il progetto più impegnativo, la Fattoria dei Primi. Nel 2018 Semi di Vita ha vinto un bando di gara per l’assegnazione di 26 ettari di terreno confiscati alla mafia, nel territorio di Valenzano, da destinare a progetti di agricoltura sociale. «Si tratta di un appezzamento di terreno che è in stato di abbandono da oltre trent’anni», spiega Matteo Anaclerio, agronomo collaboratore di Semi di Vita. «Qui erano state riversate tonnellate di rifiuti edili, che recentemente sono state portate via e smaltite. Vogliamo realizzare un pollaio per la produzione di uova biologiche, con 1.500 galline. Pianteremo anche varietà locali di ortaggi e frutti, sempre secondo le regole dell’agricoltura biologica, nel pieno rispetto della natura e dell’uomo. Abbiamo già seminato un ettaro di fave, a breve pianteremo 600 melograni, poi inizieremo la coltivazione del pomodoro regina».

Per far tornare a nuova vita tutti i 26 ettari, serviranno dieci anni e un milione di euro. Semi di Vita sta cercando di reperire lentamente i fondi attraverso la partecipazione a bandi pubblici e privati, nazionali e internazionali. Fondamentale il supporto della Fondazione Casillo di Corato. In questo progetto di riqualificazione sono coinvolti anche gruppi e associazioni come Libera, Agesci e alcune parrocchie. «Puntare sull’agricoltura sociale» continua Francesco Pignatelli, referente di Libera a Valenzano, «significa usare l’agricoltura per ricostruire una comunità. Valenzano è un paese bellissimo ma complesso. Abbiamo avuto parecchi episodi di criminalità e il nostro comune è stato commissariato per sospette infiltrazioni mafiose. Grazie anche a questo progetto, noi crediamo nel sogno di un futuro migliore».

La Fattoria dei Primi conclude Santoro «ha un nome significativo: laddove c’era un luogo degradato, che faceva credere ai cittadini di essere gli ultimi, sorgerà qualcosa che li farà sentire i primi. Creeremo occasioni di incontro, organizzeremo laboratori di agricoltura per bambini, adulti, persone con disabilità».


Nella foto di copertina gli studenti dell’istituto superiore Gorjux che gestiscono una serra coltivata a funghi cardoncelli in collaborazione con la coop Semi di Vita

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