È un ennesimo momento di crisi. Franco Bomprezzi è morto, lasciando anche me orfana di un maestro, di un punto di riferimento nello scrivere di disabilità. Mi sento come congelata anche in seguito agli orrori indicibili che vengono commessi ogni giorno a livello internazionale. Sono attonita. Parlo di sclerosi e penso a come potrà mai vivere chi ha questa malattia in Siria o in Iraq. Mi sono così ricordata di una delle categorie del blog, che non avevo riempito con dei contenuti, quella delle poesie sclerotiche. Tempo fa, in un brutto periodo di depressione, legata alla sm, ho scritto una poesia, che esprime in parte anche il mio attuale stato d’animo. A dire la verità volevo farci una canzone dal titolo Nè cadere Nè volare.
Nè cadere né volare
come una foglia
racconta nell’aria
un mattino d’autunno.
Né soffrire né gioire
come una vita
ibernata, in attesa
che il sole la tocchi
Vivere senza anima
il tuo pianto non ha una lacrima
provo amore che non mi scalderà
do una mano che non ti toccherà
Né scaldare né gelare
come un sasso
posato sulla strada
ma senza dignità
Né parlare né tacere
come un disco
incantato, ma poi
chi lo sbloccherà
Vivere senza anima
il mio pianto non ha una lacrima
provo amore che non mi scalderà
do una mano che non ti toccherà
n.b. questa è una poesia liberatoria, non disperata. Mi sono fermata un attimo per piangere, ma poi si ritorna a lottare!
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