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Costruirono le strade, e poi inventarono i dissuasori di velocità. Fabbricarono automobili che potevano sfrecciare a 200 km orari, ma fissarono limiti di velocità a 130. Poi un giorno fece la sua comparsa il Web, e tutti (ma proprio tutti?) furono presi da un certo non so che. Per un po?. Poi si scoprì il digital divide (il divario che separa chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi no), la pedofilia online, i terroristi capaci di comunicare via Internet, e si fecero leggi per controllare la situazione: divieti, denunce, perquisizioni. Allora le automobili (o sono stati gli autisti?) impararono a riconoscere le strade in cui erano posizionati i dissuasori e le evitarono, alcuni (autisti o automobili??) decisero addirittura di trasferirsi laddove non c?erano limiti di velocità. Insomma, tutto bene fino a quando si tratta di promuovere uno strumento per il cittadino medio: 20-40 anni, maschio, produttivo, possibilmente con un?educazione medio alta. Fino a quando tali strumenti vengono tarati su questa astrazione, nessun problema o quasi. Ma poiché il mondo non è composto solo da questi, fra Internet, poveri, minori o anziani si cerca di porre rimedio. Per quanto riguarda la pedofilia e il rapporto effettivo, direi piuttosto presunto, che intratterrebbe con Internet, si parla allora di certificazioni o bollini, che attestano la ?purezza? dei contenuti, oppure servizi di filtro sulle proprie mail o durante la navigazione come offre www.davide.it (cui consigliamo tuttavia, a onor di chiarezza, di scrivere chi sono, cosa fanno esattamente e, già che ci siamo, un bilancio sociale). Ma c?è un altro metodo ancora. Spegnete il computer e guardate negli occhi vostro figlio. Sparito il problema della pedofilia? Ora riaccendete il computer e digitate /www.brainpop.com. Per ogni sito pedofilo da denunciare e da evitare, ce ne sono dieci da consultare ogni giorno, insieme con vostro figlio.