Famiglia

Naviga bene chi non naviga per profitto.

Al via Smau 2001: Crollati i grandi portali nati per sbarcare in Borsa resistono invece siti nati con pochi soldi e tanti contenuti

di Carlotta Jesi

Il segreto per sfondare su Internet? Dimenticate banner pubblicitari, fibra ottica e quotazioni in Borsa. L’unica regola è non cercare a tutti i costi di guadagnarci. Il bilancio dei caduti hi-tech dell’ultimo anno parla chiaro: crollati i portali di acquisti come Zivago, più della metà degli start up nostrani e le comunità con tanti fondi ma pochi contenuti stile Ciaoweb, online è sopravvissuto solo chi ha scelto Internet per rispondere a un bisogno concreto e non per fare profitto. Ovvero la società civile, l’amministrazione pubblica e alcuni siti commerciali che hanno puntato sul software libero.
Inutile cercare i loro casi di successo fra gli stand della 38a edizione dello Smau, però. Per chi, in media, non destina più del 20 per cento del budget in spese di struttura e marketing, i 5 milioni necessari per affittare il più piccolo degli stand Smau sono troppi. E la sua vetrina, inutile. «La pubblicità a questi siti la fanno direttamente gli utenti con un passaparola su Internet», spiega Jason Nardi, direttore di Unimondo (www.unimondo.org), il portale non profit che il 10 dicembre del 1998, 50o anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, ha debuttato online con l’obiettivo di diffondere un’informazione pluralista sullo sviluppo umano sostenibile senza preoccuparsi di target, posizionamento di mercato e successo. Che, però, è arrivato: 2 milioni di pagine visitate e 100mila contatti al mese, 20 dossier di attualità sociale lanciati online ogni 24 ore, due nuovi canali tematici in cantiere e un accordo appena siglato con Yahoo.com per portare sul grande motore di ricerca la voce della società civile. Il tutto con una redazione di appena tre persone e un budget che non supera i 150 milioni di lire l’anno raccolti con campagne di fundraising e servizi web alla società civile. Il suo segreto? Piedi per terra e ricerca della qualità, spiega Nardi: «Quando devi rispondere a un bisogno e non a esigenze di mercato, puoi prenderti il tempo di costruire basi salde, puntare sui contenuti cui destiniamo l’85 per cento del nostro budget e sulla credibilità delle fonti».
Fonti non profit al 100 per cento e internazionali: Unimondo è, infatti, l’edizione italiana dell’OneWorld network, una rete internazionale di organizzazioni senza scopo di lucro, fondata nel 1995 da un giornalista della Bbc per fare informazione alternativa con gli strumenti dei media tradizionali, che oggi conta 11 centri, dall’Africa al Costarica, e punta ad arrivare a quota 25 entro il 2003 condividendo con i partner del Nord e Sud del mondo un software libero che tutti contribuiscono a migliorare.
Sull’open source, i sistemi operativi liberi come Linux che oggi vengono utilizzati da 120mila persone nel mondo, ha puntato un altro progetto hi-tech di successo: Apogeo (www.apogeonline.it),l’unica casa editrice italiana che fa libri open press sull’open souce, cioè volumi, che si scaricano gratuitamente da Internet, su software per cui non bisogna pagare alcuna licenza. Una politica che sembrava suicida e che , invece, sta dando del filo da torcere ai concorrenti: con 600 titoli in catalogo, di cui 20 distribuiti gratuitamente sul proprio sito visitato da 6mila internauti al giorno, la casa editrice ha chiuso il 2000 con 30 miliardi di lire di fatturato. Confermando, come ha dichiarato a Vita l’editore di Apogeo, Salvatore Romagnolo, che «sul web la politica dei soldi pochi, maledetti e subito, è miope». E addirittura cieca si è rivelata quella dei portali come Jumpy che pensavano bastasse dare l’accesso gratuito per costruire comunità virtuali.
Un’impresa difficile che, in Italia, finora è riuscita solo alle reti civiche: i siti istituzionali di Comuni, Province e Regioni che rispondono online al bisogno di informazione e di servizi dei cittadini. Dal 1994 (quando l’università degli Studi di Milano ha lanciato la prima) alla fine del 1999, sono diventate 1.355. E secondo il Censis, nell’ultimo anno (proprio mentre le comunità digitali di Mediaset e Finivest iniziavano a dare segni di cedimento) sono cresciute così tanto che oggi il 100 per cento delle Regioni, il 99 per cento delle Province, il 97,2 per cento dei Comuni capoluogo hanno una rete civica. Il loro successo? Un esempio: dall’1 al 31 agosto 2001 si sono collegate a www.comune.bologna.it, il sito della rete civica di Bologna che online consente di dialogare con comune e pagare le multe, 3.178.440 persone con un totale di 4.963.485 pagine consultate. Un altro indicatore di come online oggi funzioni chi pensa agli altri e ha i piedi per terra è SuperAbile, il portale sulla disabilità creato dall’Inail e da Franco Bomprezzi che debutterà in dicembre. Il suo target? Tre milioni di disabili italiani finora snobbata dai siti commerciali.

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