Il Giardino dei Giusti

Navalny come Matteotti, due ulivi per ricordare il coraggio della pace

La Fondazione Gariwo insieme a Mean e Fondazione Matteotti ha reso omaggio alle due personalità, che, in contesti e tempi diversi, hanno lottato per la libertà

di Alessio Nisi

Due nuove ulivi sono stati piantati a villa Pamphilj a Roma per Giacomo Matteotti e Aleksej Navalny, nel Giardino dei Giusti. La Fondazione Gariwo ha così reso omaggio a due uomini che a distanza di cento anni l’uno dall’altro hanno combattuto e sono morti per affermare i principi di pace, democrazia e libertà contro regimi dittatoriali. Due protagonisti che, in contesti storici e geografici diversi e distanti, hanno sacrificato la loro vita in difesa della democrazia. A fianco delle due piante sono state poste le pietre con il nome dei dedicatari, donate dalla Fondazione Matteotti e dal Movimento europeo di azione nonviolenta – Mean. Giacomo Matteotti è stato onorato in occasione del centenario del suo omicidio, avvenuto dopo che ebbe denunciato le illegalità della nascente dittatura di Benito Mussolini.

Esempio per i ragazzi

Anche la morte del prigioniero politico russo Alexej Navalnyj, avvenuta nella colonia penale di Charp, lo scorso 16 febbraio, ci ricorda che «il giusto è anche colui che con il suo urlo riscatta la maggioranza silenziosa”, come ha scritto la giornalista russa Anna Zafesova. Matteotti e Navalny sono stati scelti, ha sottolineato Anna Foa, storica e membro del comitato scientifico di Fondazione Gariwo, «per l’esempio che possono fornire ai ragazzi», soprattutto in funzione delle scelte prese da queste personalità.

Navalny ci ricorda lo scenario spaventoso in cui ci troviamo

Per Maurizio Colace, del Movimento europeo di azione nonviolenta – Mean, Matteotti e Navalny sono «due personaggi che hanno avuto il coraggio di alzarsi, di opporsi al dittatore del momento e di affrontarlo a viso aperto». Navalny in particolare «ha avuto il coraggio di andare avanti» nonostante la certezza del rischio della morte. Matteotti ha anche spiegato «è un fatto della storia, Navalny invece è attuale e ci ricorda lo scenario spaventoso in cui ci troviamo». Non ha dimenticato poi di ricordare l’importanza della istituzione dei Corpi civili di pace europei. «Vogliamo fare in modo che il tema diventi tema delle prossime elezioni europee».

In primo piano Maurizio Colace del Movimento europeo di azione nonviolenta – Mean

La Russia come l’Italia fascista

Presenti all’iniziativa anche alcuni rappresentanti di Russi contro la guerra, comunità che si oppone alla guerra e all’aggressione dell’Ucraina. Per Tatiana Vite «Matteotti e Navalny combattevano entrambi per la libertà». Con la svolta autoritaria del paese, ha ricordato Tatiana, «la Russia è come l’Italia di Matteotti». Navalny, ha aggiunto, «ha dedicato la propria vita alla lotta alla corruzione del regime di Putin». Spiegando inoltre che «dobbiamo continuare la lotta per la democrazia e i diritti umani».

Il Giardino dei Giusti dell’Umanità in Roma è stato inaugurato nel marzo 2018 per ricordare i Giusti, quelle persone che durante i genocidi e i momenti più bui della storia si sono prodigate per difendere la dignità umana e contrastare ogni forma di pregiudizio, anche rischiando la vita.

Il giardino romano, che si trova nell’area un tempo agricola di Villa Pamphilj, fa parte della rete internazionale dei Giardini dei Giusti dell’Umanità coordinata dalla Fondazione Gariwo, (che sta per Gardens of the Righteous Worldwide) che da oltre 25 anni si occupa promuovere la memoria e le storie dei Giusti. Nel 2012 Gariwo ha ottenuto, con una dichiarazione del Parlamento europeo, il riconoscimento della Giornata dei Giusti dell’Umanità, che dal 2017 è solennità civile in Italia con la legge 212.

In apertura e nel testo foto di Alessio Nisi

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.