Mondo
Naufragio Grecia, non basta il cordoglio per le vittime: servono corridoi umanitari
750, la stima delle persone che viaggiavano sul barcone, tra loro almeno 100 minori. 78 le vittime accertate, 104 i migranti salvati. Ombre sui soccorsi e l’Unione europea che prova solo a firmare nuovi memorandum per bloccare le partenze invece di cercare politiche migratorie che tutelino davvero la vita di chi parte. Una sola voce si alza compatta dalle realtà della società civile: «Le persone devono essere salvate, non morire nell'indifferenza»
di Anna Spena
Un barcone partito dalla Libia, diretto in Italia si è capovolto nelle acque dell’Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos nel sud del Peloponneso, nella notte tra il 13 e il 14 giugno. «Secondo le dichiarazioni delle persone che si trovavano a bordo, il numero dei passeggeri era di 750: temiamo che purtroppo il numero dei morti salirà di molto», ha dichiarato il governatore della regione del Peloponneso, Panagiotis Nikas, al sito di Kathimerini. 104 persone sono state tratte in salvo, tra loro egiziani, siriani, pakistani, palestinesi. Continuano le ricerche dei dispersi. Sul barcone si stima viaggiassero anche 100 minori. Le vittime accertate sono 78, ma il bilancio sarà drammaticamente più alto.
Si alzano le voci di cordoglio: «Sono profondamente addolorata per la notizia del naufragio al largo delle coste greche e per i tanti morti segnalati», scrive la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, «sono molto preoccupata per il numero di persone scomparse. Dobbiamo continuare a lavorare insieme, con gli Stati membri e i Paesi terzi, per prevenire queste tragedie». Eppure con il nuovo patto su migrazione e asilo che l’Ue si appresta a chiudere siamo davanti: «sempre alle stesse formule viste e riviste, E senza nessun impegno serio per costruire canali sicuri e legali per arrivare in Europa», aveva spiegato a VITA, solo qualche giono fa, Filippo Miraglia, del Tavolo Immigrazione e Asilo in questo articolo “Accordo sul patto migrazione e asilo, Miraglia: «Agevola i trafficanti di esseri umani“. Un nodo cruciale rimane quello della definizione dei Paesi terzi sicuri dove sarà possibile inviare i migranti che non ricevono asilo: «Di fatto», aveva spiegato Miraglia, «si sta cancellando il divieto di respingimento. Credo che siamo davanti a uno dei punti più bassi delle politiche europee in campo di immigrazione e solidarietà».
Inutile provare a bloccare le partenze con i vari “memorandum”, come quello tra Italia e Libia, o come quello che si sta provando a chiudere con la Tunisia, ne abbiamo parlato in questo articolo “Tunisia: un Paese da aiutare, non da comprare“, per i migranti c’è bisogno di aprire canali legali, non di bloccare le partenze. Come sottolineato dalle Acli occorroo: «apertura di vie legali all’accesso e affermazione del diritto internazionale e europeo».
«Quello che succede nel Mediterraneo è inconcepibile in una società moderna come la nostra, siamo tutti distratti da altro ma le persone continuano a morire», dice Agostino Sella, presidente di associazione Don Bosco 2000. «I numeri ci parlano della più grande strage nel Mediterraneo dal 2015 ad oggi e mentre questo avviene le nostre autorità politiche si fermano a parlare, a realizzare tavoli, a stipulare protocolli producendo solamente carta e aria fritta, senza essere però efficaci nell’intervento per salvare le persone. Il nostro governo, così come l’Unione europea, deve concretizzare le azioni per gestire il fenomeno migratorio occorre pensare a un’azione comune di salvataggio di queste persone, come riprendere l’Operazione Mare Nostrum che fu una delle azioni più efficaci degli ultimi anni nel Mediterraneo. Un’ecatombe di questi livelli è inaccettabile e non può essere normalizzata».
E i soccorsi? «Siamo in troppi a bordo. Non ce la faremo a superare la notte», è questo il grido d’aiuto lanciato dai migranti e raccolto da Alarm Phone che ha dichiarato di avere allertato la guardia costiera greca, l’agenzia europea Frontex e l’Unhcr in Grecia, sulle condizioni dell’imbarcazione sovraccarica che navigava nelle acque verso il Mar Ionio. La Guardia Costiera greca sostiene che un proprio mezzo navale era arrivato martedì sera a distanza ravvicinata dal peschereccio, segnalando la presenza di molte persone a bordo, che però avevano rifiutato ogni assistenza, facendo capire di voler proseguire verso l’Italia.
«Ancora morti al largo della Grecia nell’indifferenza generale di chi dovrebbe pattugliare i confini dell’Europa e invece lascia che bambini, donne e uomini muoiano nel Mediterraneo. In attesa della cifra ufficiale definitiva di quest’ultima tragedia annunciata, è già certo che 79 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa», scrivono Le Acli in una nota. «Le Acli in troppe circostanze simili hanno denunciato l’indifferenza dell’Europa di fronte ad una delle più grandi tragedie del secolo e hanno tentato di indicare l’unica politica di cui l’Unione sembra incapace: apertura di vie legali all’accesso e affermazione del diritto internazionale e europeo.
«Queste morti non sono tragicamente inaspettate. Gli Stati membri hanno fatto di tutto per chiudere tutte le rotte ai bambini e alle loro famiglie in cerca di sicurezza in Europa. Spesso l’unica opzione di queste persone, è intraprendere viaggi pericolosi in barca, e tragedie come questo affondamento ne sono l’inevitabile tragico risultato», dice Daniel Gorevan, senior advocacy advisor di Save the Children. «Il fatto che le persone continuino a morire nel Mediterraneo dovrebbe essere un campanello d’allarme per i governi e le istituzioni dell’Ue che stanno attualmente negoziando il Patto dell’Ue sulla migrazione e l’asilo, che rischia di raddoppiare l’approccio di deterrenza e contenimento alle frontiere dell’Unione e rendendo il Mar Mediterraneo la rotta migratoria più letale del mondo».
Valeria Mongelli/Avalon/Sintesi
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