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Cooperazione & Relazioni internazionali

Naufragio Grecia, le ong chiedono un’indagine su ruolo Ue e Frontex

Save the Children, Amnesty International, Danish Refugee Council, Hias Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam e Sos Villaggi dei Bambini chiedono che si indaghi sul naufragio e un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il diritto di chiedere protezione nel pieno rispetto dei loro diritti. «È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa» si legge nelle conclusioni della nota diffusa dalle organizzazioni

di Antonietta Nembri

Di fronte all’ennesima perdita di vite umane a causa dell’incapacità dell’Unione Europea di permettere alle persone in cerca di protezione di raggiungere l’Europa in modo sicuro Save the Children, Amnesty International, Danish Refugee Council, Hias Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam e Sos Villaggi dei Bambini in una nota ricordano ancora una volta che “centinaia di persone sono disperse e si teme siano morte dopo l’ultima tragedia avvenuta vicino alle coste greche, ma anche che le autorità di diversi Stati membri sono state informate dell’imbarcazione in difficoltà molte ore prima del suo rovesciamento e anche un aereo di Frontex era presente sulla scena.

Ma sono innumerevoli le tragedie umane si consumano quotidianamente alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa. Il primo trimestre di quest’anno è stato il più letale nel Mediterraneo centrale degli ultimi sei anni.
Del resto, difensori dei diritti umani, organizzazioni della società civile, le Nazioni Unite e innumerevoli giornalisti investigativi, nonché i principali media, hanno documentato le violazioni dei diritti umani, i respingimenti e le sistematiche carenze nella ricerca e nel salvataggio che sono ormai diventate, di fatto, la politica di gestione delle migrazioni dell’Ue. Sono stati pubblicati – si ricorda da parte delle organizzazioni – centinaia di rapporti e documenti, compresi quelli basati direttamente sui racconti dei sopravvissuti Le ong stanno chiedendo senza sosta alla Commissione europea, agli Stati membri e ai responsabili politici europei di adottare misure per porre fine alle violazioni dei diritti umani e alle morti insensate alle frontiere dell’Ue.

Ciononostante – continua la nota – , gli Stati dell’Ue hanno ridotto drasticamente la capacità di ricerca e soccorso -Sar in mare e diversi hanno limitato le operazioni Sar della società civile, il che significa che non è possibile fornire un’assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà, in palese violazione degli obblighi internazionali.
Inoltre – si ricorda -, la scorsa settimana gli Stati membri hanno concordato una riforma del sistema europeo di asilo e migrazione basata sulla deterrenza e sulla detenzione sistematica alle frontiere dell’Ue, che molto probabilmente incentiverà un maggior numero di respingimenti e di morti in mare, mentre i meccanismi di monitoraggio delle frontiere finora istituiti non sono né indipendenti né efficaci. Questo non farà altro che spingere le persone in fuga da guerre e violenze verso rotte ancora più pericolose e causerà altre morti evitabili. Nel frattempo, gli Stati membri dell’Ue continuano a fare affidamento su accordi poco trasparenti del valore di miliardi con Paesi terzi, nel tentativo di liberarsi dalle proprie responsabilità in materia di asilo.

Ed è per tutte queste considerazioni che Save the Children, Amnesty International, Danish Refugee Council, Hias Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam e Sos Villaggi dei Bambini chiedono «un’indagine completa su queste morti, in particolare sul ruolo degli Stati membri dell’Ue e sul coinvolgimento di Frontex. Esortiamo la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ad assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell’Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità. Chiediamo un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il pieno rispetto del diritto di chiedere protezione. L’Ue dovrebbe abbandonare la narrativa che attribuisce la colpa dei naufragi ai trafficanti e cessare di vedere soluzioni solo nello smantellamento delle reti criminali. Esortiamo l’Ue e gli Stati membri a istituire nel Mar Mediterraneo operazioni di ricerca e salvataggio proattive e guidate dagli Stati».

Per troppi anni- è l’amara conclusione della nota – abbiamo ascoltato parole vuote da parte della Commissione europea e degli Stati membri dell’Ue, che si sono detti “preoccupati”, “rattristati” e “sgomenti” per la perdita di vite umane senza agire. Questa volta deve essere diverso. È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa.

Immagine d’archivio


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