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Naufragio 2 agosto, Beni (Pd) deposita un’interrogazione parlamentare
Un mese fa avveniva la tragedia simbolo del dramma dei migranti, passata quasi inosservata nonostante la stima di 280 dispersi, soprattutto siriani, tra cui molti bambini. Al lavoro i canali ufficiali e informali per le ricerche, finora vane, mentre si chiede che le famiglie ricevano un segno di solidarietà dalle istituzioni. Ecco il punto della situazione
Un mese. Lunghissimo. Tanto è passato da una delle tragedie in mare che più si è persa nel buco nero del dolore e della disumanità: il 2 agosto 2014 un’imbarcazione con 550 persone a bordo, soprattutto siriani, si è ribaltata a 50 miglia dalla coste della Libia, dove era partita. ‘Solo’ 270 i superstiti salvati dalle navi di Mare nostrum, due i corpi recuperati. L’insostenibile conto dei dispersi? Ben 280. Tra essi, decine di minori, giovani donne, molti delle quali erano stati visti dai parenti sopravvissuti per l’ultima volta in mare con i salvagente. Parenti che sono ancora oggi disperati, distrutti dal non sapere del tutto che fine hanno fatto i propri cari, alcuni rassegnati, altri che sperano ancora in una chiamata telefonica, in qualche miracolo sempre più improbabile con lo scorrere dei giorni.
Vita.it ha raccolto dieci giorni fa lo straziante appello dei genitori della famiglia Abdallah (originari di Damasco, si sono rifugiato prima in Libia, poi sono scappati anche da quella guerra: la loro storia, emblematica, è il servizio di copertina del 'Vita' cartaceo di settembre, ora in edicola), che hanno perso i quattro piccoli figli. Da quel giorno, ci si è uniti alle ricerche, con la collaborazione del ministero dell’Interno (nello specifico lo staff del capo dipartimento Immigrazione Mario Morcone), che si è aggiunto all’opera di ricerca messe in atto inizialmente da Chiara Chierici di Arci Milano e Simona Fernandez dell'associazione Salam di Taranto, poi affiancata da tante altre persone, tra cui il fondamentale apporto di Nawal Soufi, volontaria che da Catania sta aiutando sia le migliaia di famiglie siriane dirette verso Nord sia i funzionari di Mare nostrum, ai quali spesso segnala i Sos dalle barche, lanciati direttamente a lei (vero e proprio punto di riferimento informale) dai profughi in difficoltà. Anche Unhcr, l’Agenzia onu per i rifugiati, Save the children, Croce rossa italiana e Amnesty international sono state informate, hanno attivato i loro canali e proseguono nelle ricerche incrociate.
Tali ricerche, finora non hanno prodotto ‘miracoli’, e bisogna ammettere che le possibilità si riducono di ora in ora. Resta il fatto che, nonostante il rallentamento delle comunicazioni che avviene ogni agosto, hanno contribuito a sollevare l’attenzione istituzionale ancor prima che mediatica sul caso, grazie in particolare alla solerzia dei deputati del Pd Lia Quartapelle e Paolo Beni, quest’ultimo autore pochi giorni fa di un’interrogazione parlamentare a risposta scritta che chiede proprio di poter dare una risposta concreta, anche se negativa, a queste famiglie sulle ricerche dei propri cari. Interrogazione che prevede una risposta del ministro Alfano in questi giorni.
Rimane il profondo sgomento per il fatto che lo scorso 2 agosto siano sparite nel nulla quasi 300 persone, e che i racconti dei superstiti convergano sul fatto che, se la prima nave che ha lanciato un Sos avesse poi raccolto i migranti (era una petroliera, testimoni parlano del fatto che alcuni naufraghi abbiano fatto di tutto per essere tirati a bordo, senza successo), si sarebbe potuta evitare o limitare la tragedia, avvenuta perchè soccorsi sono arrivati dopo almeno un'ora e mezza (si era in acque territoriali libiche, lontani dal raggio d'intervento diretto di Mare nostrum) che le persone erano in mare. Dalla Libia è arrivata la notizia del ritrovamento di 100-150 corpi nei giorni successivi, tra cui almeno sei minori, ma non c’è niente di ufficiale, per ora. Il resto, affondati? Oppure, e qui sta la flebile speranza dei parenti, Trasportati altrove o accolti da altre famiglie sotto nomi diversi? La Marina fa sapere che ogni superstite è stato trasbordato dalle navi di salvataggio presenti all’imbarcazione madre, la San Giusto, da dove sono stati fatti sbarcare a Salerno il 5 agosto. Di loro ci sono le foto, i riscontri hanno portato a un nulla di fatto. Ma c’è chi, tanto ostinatamente quanto lodevolmente, non ci mette una pietra sopra, fino a prove concrete. Persone dotate di buona volontà, dentro e fuori le istituzioni, che rendono onore all’Italia. Ma che purtroppo non bastano, perché di fronte a un dramma di tale portata ci vuole una sovrastruttura organizzata, dotata dei mezzi necessari (Frontex plus? A giudicare dalle regole di ingaggio, rischia di essere meno incisiva della stessa Operazione Mare nostrum, come spiega l’esperto Mussie Zerai nell’intervista a lato) oltre a salvare più vite possibili, anche per non far vivere a centinaia di famigli in fuga dalla guerra l’ulteriore dramma di non sapere che fine hanno fatto i loro famigliari.
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