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Nati in Italia, la Affari costituzionali inizia l’esame

Avviato l'esame delle proposte di riforma della legge 91/1992

di Redazione

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha avviato l’esame delle proposte di legge volte a modificare la legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri. Il relatore è Isabella Bertolini (Pdl).

Il relatore ha citato i dati del dossier della Caritas Migrantes per il 2011 che dicono come i minori stranieri in Italia siano 932.675. Di questi, 77.148 sono i nuovi nati nel corso del 2009 da entrambi i genitori stranieri, cioè il 13% di tutte le nascite, percentuale che sale al 16,5% se si considerano i figli nati da matrimoni misti. I figli degli immigrati iscritti a scuola sono 673.592, il 7,5% della popolazione scolastica.

Le anticipazioni del rapporto della fondazione Cittalia Anci ricerche, presentate il 6 giugno 2012 alla Camera dei deputati, dicono che «la presenza di minori con cittadinanza straniera regolarmente residenti in Italia ha raggiunto nel 2011 un numero complessivo vicino al milione (993.238) con un incremento dal 2000 ad oggi pari al 332%. Inoltre, «la proporzione dei minori nati in Italia è straordinariamente cresciuta rispetto a quella dei minori e giovani immigrati dall’estero, ed essi costituiscono oramai il 71% del totale dei minori stranieri residenti. Il forte aumento delle nascite da genitori stranieri in questo ultimo decennio si riflette sulla struttura per età dei minori stranieri residenti. Nel 2011 i minori di età inferiore a 15 anni sono giunti a costituire l’87% della popolazione minorile straniera e ben il 96%, quasi l’intero universo, delle seconde generazioni propriamente dette». Analizzando Torino, Alessandria, Genova, Varese, Verona, Trieste, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Firenze, come città campione, è risultato un aumento delle cittadinanze acquisite di quasi 6 volte tra il 2004 e il 2010.

 

Calderisi (Pdl) ha suggerito che il tema in questione potrà essere più opportunamente oggetto di esame nel corso della prossima legislatura, con una maggioranza diversa al governo, che potrà – se lo riterrà opportuno – portare in porto la riforma in discussione.


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