Ecco, da oggi lasciamo salire e prendere corpo a un pensiero dominante, quello del Natale che arriva, per credenti e non credenti, in un momento in cui occorre ritrovare solide ragioni di speranza per la vita personale e quella collettiva e per guardare con disposizione positiva e aperta al cambiamento al prossimo 2012.
Ieri sono rimasto molto colpito da queste parole di Benedetto XVI (qui il testo completo): «Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi», nell’Europa di oggi, ha detto il Papa, «manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici». «La volontà che difende l’interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà». «Perciò da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà?». E colpito da un commento di un lettore che mi scrive: «mi sembra un modo alto per porre il problema di un insufficiente livello di spirito civico medio alimentato dalla rettitudine delle istituzioni». No non c’è un modo basso o più basso perchè la rettitudine non è alimentata, non può essere alimentata dalle istituzioni. Sarebbe la galera. La rettitudine e lo spirito di sacrificio è un’energia morale interiore, è un pathos (dal greco, emozione e sacrificio) individuale. Occorre un lavoro su di sè, un’educazione all’ideale a ciò che nella vita conta. Per questo è importante, che si creda o no, lavorare sulle intime ragioni di speranza, sulla propria e interiore tavola di valore, e il Natale è occasione privilegiata per tutti.
Mi ha molto colpito un brano di Efrem il Siro regalatomi da un monaco benedettino che ho scelto come augurio per tutti i lettori di Vita e che ripropongo qui.
“Come sei sfacciato, o Bambino, che ti getti nelle braccia di tutti! A chiunque ti trova, tu sorridi; a chiunque ti vede, tu vuoi bene. È come se il tuo amore avesse fame degli uomini. Forse non sai distinguere tra i tuoi genitori e gli estranei? Tra la tua mamma E le serve? Tra colei che ti nutre col suo latte E le donne impure? Questa è la tua sfacciataggine oppure è il tuo amore? Tu, che tutto ami! Come sei irrequieto, che ti getti nelle braccia di chiunque ti vede. È lo stesso se sono ricchi O se sono poveri, tu cerchi rifugio in loro, senza bisogno che ti chiamino. Donde ti viene questo essere così affamato degli uomini?”
A me pare che abbiamo così bisogno della sfacciataggine di questo bambino perchè ce ne regali un po’. Buon Natale, qui sotto il biglietto augurale di Vita
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