Cultura

Natale in trincea, la tregua del 1914

Momenti di umanità e cooperazione tra soldati britannici e tedeschi durante la prima guerra mondiale

di Martino Pillitteri

«La mattina di Natale abbiamo appeso un poster  natalizio con gli auguri di Natale su una tavola. Il nemico ne aveva fatto uno simile. Poi, due dei nostri uomini si sono liberati del loro armamento  e sono saltati sul parapetto con le mani sopra le loro teste. Due dei tedeschi  hanno fatto lo stesso, poi hanno iniziato a camminare fino alla riva del fiume fino ad arrivare ad incontrare  i nostri due uomini.  Si sono incontrati e si strinsero la mano, poi tutti noi  siamo usciti fuori dalla trincea».
Così scriveva un soldato britannico di nome Frank Richards, riferendosi al primo Natale della Prima Guerra Mondiale  passato in trincea cento anni fa questo giovedì.
 
Un episodio, quello della tregua natalizia del 1914 tra i soldati britannici e tedeschi, rievocato  dal Wall Street Journal  questo weekend.
 
I soldati, racconta il WSJ, andarono oltre la stretta di mano e lo scambio di auguri. Furono tenuti servizi di sepoltura comune per i morti, si mangiò e si pregò insieme. Inglesi e tedeschi  improvvisarono anche una partita di calcio.La tregua durò tutta la giornata di Natale e fu ripetuta anche  l’ultimo giorno dell’anno.
 
Questo video di commemorazione  dell’ anniversario della tregua di Natale rende l'idea di che cosa sia avvenuto 100 anni fa.
 

Approfondimenti:
In questo libro “Trench Warfare 1914-18: The Live And Let Live System” lo storico  britannico Tony Ashworth racconta episodi caratterizzati dall'aumento spontaneo del comportamento cooperativo non aggressivo che si è sviluppato durante la prima guerra mondiale in particolare durante i periodi prolungati di guerra di trincea sul fronte.


 

 
 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.