Volontariato
NATALE è qui
Dieci pagine di racconti dallItalia e dallestero per scoprire quello che possiamo fare per costruire un mondo un migliore. Natale, ovvero la speranza è qui
Natale è qui. Riaccade oggi in ogni riposto angolo del tempo e dello spazio ciò che è accaduto in un momento preciso del tempo e dello spazio e che tempo e spazio ha così radicalmente cambiato. Da quasi duemila anni il giorno di Natale si festeggia la possibilità reale che la vita cambi, che la speranza non svilisca nell?utopia, si festeggia la possibilità che è data all?uomo di diventare un po? più buono, di capire che è venuto al mondo per un destino e non per un caso, di sperimentare che c?è un?altra possibilità nel rapporto tra uomo e uomo che non sia quella del mero interesse. Da che duemila anni fa nacque un bimbo che disse di essere Dio, di essere il mistero da cui la vita veniva e ritornava, di essere la via, la verità e la vita. Da allora anche la vita più piccola, più sbagliata, o all?apparenza più inutile, vale come tutte, più di tutte, perché è più chiaro che il limite, l?errore non hanno l?ultima parola, o almeno la parola definitiva su di noi. Natale è qui, può riaccadere, riaccade. Ma per riaccadere ha bisogno degli uomini, dell?uomo, di te, di me, della nostra libertà. Natale è qui, a Nocera Umbra tra gli sfollati del terremoto, in Corea dove milioni di bambini sono stremati dalla fame, nel le carceri, nei campi profughi, tra gli agricoltori che protestano insieme ai vescovi del Sud come monsignor Riboldi. Natale è qui, ovunque trovi un uomo che chieda di cambiare se stesso e il mondo.
Se il Natale è questa possibilità offerta a tutti raramente ho letto delle parole più contro il Natale di quelle firmate dal procuratore capo di Milano, Saverio Borrelli, e pubblicate in questi giorni da il mensile ?Il Segno?. È un pezzo tristissimo, poliziesco, greve, asfissiante quello di Borrelli. Parole gravi anche perché svelano uno dei più grandi equivoci di questo 1997: pensare che la panacea di tutti i mali sociali sia la cultura della legalità, pensare che i problemi della società debbano risolverli i magistrati e la polizia troppo spesso in questi giorni invocati anche per risolvere dei piccoli conflitti sociali. Per il procuratore, Natale deve essere l?occasione di «riflessione sul modo in cui ciascuno intende e pratica la legalità. Che deve essere consapevolezza e compimento dei propri doveri piuttosto che invocazioni di diritti». Doveri, precisa il procuratore, «misurati non su concezioni del del giusto e dell?ingiusto soggettivamente elaborate, ma sui principi e sulle regole che la società ha posto nell?ordinamento giuridico». E conclude: «A Cesare quel che è di Cesare, anzitutto l?obbedienza alle sue leggi». No, caro procuratore, Natale festeggia la possibilità dell?eversione, da vocabolario «la possibilità di rovesciare ciò che è consolidato». La possibilità, cioé, di cambiare il mondo e anche le leggi. Certo nel rispetto di quelle vigenti. Natale pone il problema di ciò che è legittimo rispetto all?uomo e al suo destino e non di ciò che è giuridicamente legale. Buon Natale cari lettori e non credete a coloro che vi parlano del valore legalità, giacché la legalità non è un valore ma una condizione della nostra povera avventura umana.
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